BELFAGOR E MACHIAVELLI

Chi potrebbe mai credere che un diavolo – o meglio, un arcidiavolo – sia potuto vivere nella bella città di Firenze, dove tutto ispira un sentimento di comunione con il divino? Eppure è questo che ci racconta “Belfagor arcidiavolo”, una celebre favola nata dalla fantasia del letterato fiorentino Niccolò Machiavelli (1469 – 1527), piena di umorismo e di saggezza, a celebrazione della furbizia e dell’ingegno del popolo di Firenze.

Benché il nome sia uguale, il suo personaggio non va confuso con quello di “BELFAGOR, IL FANTASMA DEL LOUVRE“, a cui è dedicata una pagina a parte del blog.

Niccolò Machiavelli, dipinto da Santi Di Tito

La vicenda narrata da Machiavelli ha inizio proprio nel cuore dell’Inferno, tra diavoli e anime dannate; e nelle prime pagine del racconto l’autore inizia subito con una frase molto spiritosa per descrivere queste ultime: “Si dolean non per altro che per aver preso moglie essersi a tanta infelicità condotte”, ad indicare che il matrimonio è una punizione persino peggiore dell’inferno.

Satana, che ovviamente non è mai stato sposato in vita sua, incuriosito di ciò che sente, decide di ottenere una prova di quanto le anime dannate vanno affermando; e perciò gli viene in mente di inviare sulla terra uno dei suoi diavoli, con lo scopo di sposarsi e tornare a riferirgli le sue impressioni 10 anni dopo.

La scelta cade sull’arcidiavolo Belfagor, noto per la sua ingegnosità e quindi degno di fiducia da parte del re degli Inferi. Sceso sulla terra in forma umana come giovane aitante spagnolo sulla trentina, l’arcidiavolo, assunto il nome di Roderigo di Castiglia, prende domicilio presso Firenze, poiché considerata la città più adatta (anche se la storia non specifica bene il perché).

Coppo di Marcovaldo, Satana (particolare). Mosaico del Giudizio Universale, XIII-XIV sec., Battistero di San Giovanni, Firenze.

Tale Roderigo di Castiglia racconta a tutti di aver fatto fortuna ad Aleppo una volta partito dalla nativa Spagna, e di essere giunto a Firenze per metter su famiglia. Presa in affitto una casa in Borgo Ognissanti, decide di sposare Onesta di Amerigo Donati, fanciulla bellissima e di una nobile casata, seppure senza un soldo.

Nonostante un fidanzamento felice, dopo le nozze la bella sposina non tarda a rivelare la sua vera natura che è superba, arrogante e strafottente, persino più di Lucifero, a quanto dice Belfagor.

Per accontentare la sue esose richieste, l’arcidiavolo si ritrova in rovina e consuma pure i 100.000 ducati che gli erano stati consegnati all’inferno prima di iniziare la sua missione. Minacciato di venir portato in galera, decide di fuggire passando da Porta a Prato per prendere la via dei campi.

Viene però inseguito dai creditori e, temendo di essere raggiunto a Peretola (zona della periferia di Firenze), chiede aiuto a Gianmatteo Del Brica, un mezzadro di Giovanni Del Bene, che non trova di meglio se non nasconderlo sotto a un mucchio di letame, che tuttavia si rivela la sua salvezza.

Belfagor, ancora sotto il nome di Roderigo, lo vuole ricompensare di tanta gentilezza e quindi, dopo avergli rivelato la sua vera identità, decide di metterlo a parte di un piano ingegnoso: l’arcidiavolo avrebbe posseduto alcune donzelle facoltose permettendo poi a Gianmatteo di esorcizzarle in cambio di una consistente ricompensa.

La prima vittima è la figlia di Ambrogio Amidei, sposata con Bonaiuto Tebalducci. In seguito alla possessione, la giovane comincia a comportarsi in modo alquanto allarmante: parla in latino, disputa di filosofia e soprattutto svela i peccati segreti di molti importanti individui, fra cui quelli di un frate che per quattro anni aveva tenuto un’amante segreta nella sua cella, vestita in abiti maschili.

Si presenta allora Gianmatteo che, istruito da Belfagor, inizia a fare un po’ di commedia recitando astruse formule di fronte a genitori e marito disperati, e poi, avvicinandosi alla fanciulla, le sussurra qualcosa all’orecchio, e immediatamente la ragazza guarisce, facendo guadagnare all’esorcista 500 fiorini.

Conseguito questo primo successo, Belfagor tenta il gran colpo sulla figlia del re, Carlo di Napoli. Seguono la solita disperazione di genitori e l’impossibilità di liberarla dalla possessione, fino a quando entra in scena il solito Gianmatteo che, risolto il caso in un baleno, lascia la Campania ormai divenuto ricco e famoso.

A quel punto l’Arcidiavolo, avendo mantenuto l’impegno con il suo salvatore, se ne va ingiungendo al contadino di non capitargli più davanti  “perché dove io ti ho fatto bene ti farei per l’avvenire male“, così gli dice. Questi, più che soddisfatto, annuisce promettendogli di non aver più rapporti con lui, e inizia a godersi l’inaspettata fortuna.

Intanto Roderigo si trasferisce in Francia, e precisamente a Parigi, dove decide di possedere l’anima della figlia del re. Venuti a conoscenza della fama di Gianmatteo come esorcista, il re e la regina di Francia decidono di convocarlo alla reggia e questi, pur tentando di negarsi in tutti i modi per non suscitare le ire di Belfagor, viene costretto dalla Signoria di Firenze a recarsi oltralpe.

Davanti al re, il povero contadino cerca di tutelarsi, spiegandogli la difficoltà dell’impresa ed illustrando la tenacia malvagia di alcuni demoni, prospettando anche la possibilità di non riuscire a liberare la fanciulla. Ma il monarca, sordo a quelle parole, non vuole intender ragioni e minaccia di impiccarlo in caso di fallimento.

L’uomo, dotato del proverbiale ingegno fiorentino, chiede allora di predisporre nella piazza di “Nostra Dama” (Notre-Dame de Paris) un palco, e di chiamare una moltitudine di preti, nobili e baroni, oltre ad un nutrito gruppo di suonatori. Quando tutto fosse stato pronto, sarebbe stata condotta lì la principessa e, dopo un suo cenno, trombe, corni, tamburi e cornamuse avrebbero dovuto suonare insieme provocando un baccano terribile.

Cattedrale di Notre-Dame de Paris.

Le sue richieste vengono soddisfatte: pochi giorni dopo, davanti alla cattedrale, accorre una fiumana di gente, interviene la coppia reale, la corte al completo, il clero e in un angolo l’orchestra. Poi, appena giunta l’indemoniata, Giammatteo le si avvicina e sente allora la voce beffarda del diavolo che parla da dentro il suo corpo: “Che credi tu fare con questi tuoi apparati? Credi di poter fuggire per questo la potenza, la mia e l’ira del re? Villano ribaldo, io ti farò impiccare in ogni modo! ” A siffatte parole, l’uomo solleva il cappello e un frastuono terribile si solleva dalla piazza. Belfagor, a quel punto, domanda stupito cosa stia accadendo, e l’altro prontamente gli risponde: “Questa è la mogliata che ti viene a trovare.”  Bastan tali parole a terrorizzarlo: sconvolto dalla sola idea di rivedere Onesta, Belfagor lascia la terra e si precipita nell’inferno, ove informa Satana dei mali che in una casa provoca una moglie.

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