FRANÇOIS-RENÉ DE CHATEAUBRIAND

François-René de Chateaubriand (1768 – 1848) è stato un romanziere romantico, per la precisione il fondatore del Romanticismo letterario in Francia. La sua produzione letteraria si caratterizza infatti per essere dominata da una sorta di “male di vivere” (sentimento che dominò anche le sue esperienze personali) e da una malinconia ed insoddifazione che accomuneranno tutti gli esponenti del movimento.

Nato a Saint-Malo nel 1768, Chateaubriand è sepolto nei pressi della stessa città, sulla rocca del Grand-Bé, ma passò gran parte della sua vita preso il castello di Combourg, dopo aver trascorso alcuni anni in America e in Inghilterra.

Ritratto di Chateaubriand di Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioson, tratto da Wikipedia. Immagine di pubblico dominio.

Una delle sue opere più famose sono le “Memorie d’oltretomba” (Mémoires d’Outre-Tombe) ultimate lo stesso anno della sua morte,1848, ma pubblicate postume. Si tratta di un’importante opera autobiografica che parla dei suoi ricordi di gioventù, ma che al tempo stesso offre all’autore la possibilità di riflettere sulla sua vecchiaia e sulla sua morte.

L’opera è divisa in quattro parti: la prima parte descrive la sua carriera militare e le sue esperienze come viaggiatore (il periodo di riferimento è 1774-1799), la seconda la sua carriera letteraria (1800-1814), la terza la sua carriera politica (1815-1830) e la quarta quella che lui stesso definisce “quarta e ultima carriera” (1830-1841).

Grande oppositore di Napoleone [1],Chateaubriand fu ambasciatore francese a Londra e a Berlino. In quegli anni pubblicò il pamphlet “Di Buonaparte e dei Borboni” (De Buonaparte et des Bourbons), dove espose le sue idee politiche. Decise di poi di ritirarsi dalla carriera politica nel 1830, dopo l’instaurazione della “Monarchia di luglio” [1]

Altre sue opere molto importanti furono: “Il genio del Cristianesimo” (La Génie du Christianisme) pubblicato nel 1802, in cui l’autore, da fervente religioso quale era, fa un elogio molto sentito della religione cristiana e propone la sua opera come una sorta di “vademecum” per altri religiosi come lui; e poi “Atala”, una novella del 1801 che parla del mito del “buon selvaggio” nato durante l’Illuminismo, ossia il mito secondo cui l’uomo è nato di indole innocente e pacifica ma il vivere in maniera sofisticata lo ha corrotto modificando la sua natura.

Ma il romanzo più famoso in assoluto fu “René” del 1802, un’opera autobiografica, come si può intuire dal fatto che porta lo stesso nome dell’autore. Il romanzo parla della vita del giovane René, che viaggia per il mondo alla ricerca della propria identità e per riuscire a uscire dal suo “male di vivere”. Durante il romanzo, sua sorella Amélie si innamora di lui e si ammala gravemente per il rimorso causato dal suo sentimento incestuoso. Espiando le sue colpe in convento, la ragazza morirà della stessa malattia che la attanaglia, mentre René passerà il resto della vita in America senza riuscire mai a guarire dal suo malessere interiore, e alla fine del racconto verrà ucciso in battaglia.

Il tragico finale dell’opera è conforme allo stile dei romanzi dell’epoca romantica. Non solo, ma anche l’atteggiamento del protagonista lo è, mostrando quello che nell’Ottocento veniva chiamato “mal du siècle” (“male del secolo”), ovvero il male di vivere, dato dalla consapevolezza di non essere compreso dal proprio entourage e dall’essere continuamente alla ricerca di qualcosa, in preda a passioni vaghe e in continuo mutamento (vagues des passions).

Note bibliografiche:

[1] “Littérature et civilitation français” di G.F. Bonini e M-C. Jamet sous la direction de G. Freddi, Valmartina, 1994, Torino, volume 1, pag.12.

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