LIBRO I “DE BELLO GALLICO”

Le vicende narrate nel I libro del “De Bello Gallico” scritto da Giulio Cesare iniziano nel 60 a.C. e terminano nel 58 a.C.

Se ne riportano due capitoli in lingua originale con traduzione in italiano sottostante. La traduzione è originale, ad opera del titolare del blog.

E’ poi presente il riassunto dei capitoli da 3 a 20.

Il primo libro del “De Bello Gallico” è composto da 54 capitoli in tutto.

Vai al seguente link per trovare informazioni sulla guerra in Gallia combattuta tra Cesare e Vercingetorige:

https://francesefacile.altervista.org/blog/vercingetorige-e-la-guerra-gallica/

DESCRIZIONE DELLA GALLIA TRANSALPINA 

[1] Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Gallos ab Aquitanis Garumna flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit. Horum omnium fortissimi sunt Belgae, propterea quod a cultu atque humanitate provinciae longissime absunt, minimeque ad eos mercatores saepe commeant atque ea quae ad effeminandos animos pertinent important, proximique sunt Germanis, qui trans Rhenum incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt. Qua de causa Helvetii quoque reliquos Gallos   
virtute praecedunt, quod fere cotidianis proeliis cum Germanis contendunt, cum aut suis finibus eos prohibent aut ipsi in eorum finibus bellum gerunt. Eorum una, pars, quam Gallos obtinere dictum est, initium capit a flumine Rhodano, continetur Garumna flumine, Oceano, finibus Belgarum, attingit etiam ab Sequanis et Helvetiis flumen Rhenum, vergit ad septentriones. Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pertinent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem. Aquitania a Garumna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pertinet; spectat inter occasum solis et septentriones.  

[1] La Gallia è tutta divisa in tre parti: una è abitata dai Belgi, una dagli Aquitani (e) la terza da quelli che nella loro lingua si chiamano Celti, (mentre) nella nostra Galli. Tutti questi differiscono tra di loro per lingua, istituzioni e leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, mentre la Marna (Matrona) e la Senna (Sequana) li dividono dai Belgi. I Belgi sono i più forti di tutti questi (popoli), perché sono molto lontani dalla raffinatezza e dalla civiltà della provincia (Provenza),e molto raramente i mercanti si recano da loro e vi portano quelle merci che servono ad effeminare gli animi, e sono (invece) i più vicini ai Germani, che abitano oltre il Reno, ai quali fanno continuamente guerra. Questa è la ragione per cui anche gli Elvezi superano in abilità (militare) gli altri Galli, e cioè perché quasi ogni giorno fanno guerra contro i Germani, o tenendoli fuori dai propri confini o facendo guerra all’interno dei loro. Quella parte (di territorio) che è stata detta essere abitata dai Galli, comincia dal fiume Rodano, è delimitata dal fiume Garonna, dall’Oceano, dai confini belgi, e tocca anche il fiume Reno dalla parte dei Sequani e degli Elvezi, volgendo verso settentrione. Il Belgio comincia dall’estremità dei confini della Gallia, tocca la parte inferiore del fiume Reno e guarda verso oriente e occidente. L’Aquitania si estende dal fiume Garonna ai monti Pirenei e a quella parte di Oceano verso cui è rivolta la Spagna; si estende tra l’occidente e il settentrione.

LA GUERRA CONTRO GLI ELVEZI

[2] Apud Helvetios longe nobilissimus fuit et ditissimus Orgetorix. Is M. Messala, [et P.] M. Pisone consulibus regni cupiditate inductus coniurationem nobilitatis fecit et civitati persuasit ut de finibus suis cum omnibus copiis exirent: perfacile esse, cum virtute omnibus praestarent, totius Galliae imperio potiri. Id hoc facilius iis persuasit, quod undique loci natura Helvetii continentur: una ex parte flumine Rheno latissimo atque altissimo, qui agrum Helvetium a Germanis dividit; altera ex parte monte Iura altissimo, qui est inter Sequanos et Helvetios; tertia lacu Lemanno et flumine Rhodano, qui provinciam nostram ab Helvetiis dividit. His rebus fiebat ut et minus late vagarentur et minus facile finitimis bellum inferre possent; qua ex parte homines bellandi cupidi magno dolore adficiebantur. Pro multitudine autem hominum et pro gloria belli atque fortitudinis angustos se fines habere arbitrabantur, qui in longitudinem milia passuum CCXL, in latitudinem CLXXX patebant.  

[2] Presso gli Elvezi, il più nobile ed il più ricco fu di gran lunga Orgetorige. Egli, durante il consolato di Marco Messala e di Pupio Marco Pisone [61 a.C.: Nota del Traduttore], indotto dal desiderio di comandare, avviò una congiura contro i nobili e convinse il suo popolo ad uscire dai propri confini con tutti i loro beni: fu facilissimo, dal momento che si distinguevano rispetto a tutti per valore militare, impadronirsi del potere di tutta la Gallia. Li convinse più facilmente grazie al fatto che gli Elvezi abitano un po’ dappertutto per via della natura del loro territorio: da una parte (il territorio si estende) dal larghissimo e profondissimo fiume Reno, che divide il loro territorio da quello dei Germani; dall’altra parte dall’altissimo monte Giura (Iura), che si trova tra i Sequani e gli Elvezi; da un’ altra parte ancora dal lago Lemanno [Lago di Ginevra: Nota del Traduttore] e dal fiume Rodano, che divide la nostra provincia (la Provenza) dagli Elvezi. Per queste ragioni capitava o che gli fosse possibile sconfinare in maniera meno ampia, o che potessero condurre la guerra meno facilmente ai popoli limitrofi; in quelle zone vi erano uomini desiderosi di combattere prostrati da un grave dolore. A causa poi della moltitudine di uomini (che erano) e della (loro) gloria e forza militare, reputavano di avere dei confini troppo limitati, che comprendevano 240 mila passi in longitudine e 180 in latitudine.

Nei capitoli successivi del I libro vengono spiegati i dettagli della grande guerra tra Elvezi e Romani.

CAPITOLO 3: Gli Elvezi decidono di organizzare la guerra due anni più tardi e si alleano con gli Edui. Per assicurarsi la loro alleanza, Orgetorige non promette loro solamente la liberazione della Gallia dal dominio dei Romani, ma di dare loro il comando di tutte le popolazioni celtiche che vi abitano.

CAPITOLO 4: Gli Elvezi, informati da un delatore dell’accordo tra Orgetorige e gli Edui, arrestano il loro capo per interrogarlo. Vistosi alle strette, Orgetorige decide di suicidarsi.

CAPITOLO 5: Gli Elvezi decidono di tentare lo stesso la guerra e abbandonano i loro territori dando fuoco a case e villaggi; convincono poi altre tribù (tra cui i Tulingi e i Latobici) a fare altrettanto, alleandosi coi Boi.

CAPITOLO 6-7-8-9: Gli Elvezi decidono di allearsi con gli Allobrogi e di oltrepassare i confini che dividono la Gallia Transalpina da quella Cisalpina. Cesare fa costruire un muro di diciannove miglia in lunghezza e sedici piedi in altezza per impedire il loro passaggio. Non potendo farsi varco, gli Elvezi decidono di allearsi coi Sequani attraverso l’intermediazione di Dumnnorige, capo degli Edui, che ha sposato la figlia di Orgetorige.

CAPITOLO 10-11-12: Cesare decide di lasciare il luogotenente Tito Labieno in Gallia Cisalpina e di recarsi in Provenza. Qui, gli Edui, gli Ambarri, e perfino gli Allobrogi, si recano da lui per chiedergli aiuto contro gli Elvezi che stanno devastando le loro terre per raggiungere i nuovi alleati, i Sequani. Cesare capisce allora di dover agire presto e si reca verso il fiume Arar, dove è stanziato un quarto degli Elvezi, mentre tre quarti hanno già oltrepassato il fiume. Cesare giunge e massacra quel quarto di popolazione che appartiene al cantone Tigurino, colpevole anni prima della morte del console Cassio e per questo già profondamente invisi a Cesare.

CAPITOLO 13: Cesare fa costruire un ponte sulla Saona, riuscendo ad attraversare il fiume in un giorno soltanto. Preoccupati del valore militare dei romani, gli Elvezi, comandati da Divicone, gli mandano un’ambasciata, proponendogli la pace. Divicone lo ammonisce a non entrare in guerra, per evitare un massacro, essendo nota l’abilità militare degli Elvezi.

CAPITOLO 14: Cesare è molto indignato dal consiglio di Divicone, nonché dall’insolenza del suo popolo; ma è lo stesso pronto alla pace, purché Divicone gli restituisca gli ostaggi e ripari i danni causati agli Edui e agli Allobrogi. Divicone rifiuta di farlo e se ne va.

CAPITOLO 15: Cesare manda la cavalleria a seguire gli Elvezi. Tuttavia, i suoi si avvicinano troppo alle loro milizie e avviene un feroce scontro. Gli Elvezi escono vincitori e questo dà loro molta fiducia in se stessi.

CAPITOLO 16 e 17: Cesare chiede ogni giorno agli Edui dei rifornimenti di grano per le sue truppe ma, siccome in Gallia fa più freddo che in Italia, il raccolto non è ancora maturo. Gli Edui continuano ad affermare che lo stanno raccogliendo e che è già in viaggio verso di loro, ma Cesare ha il sospetto che stiano accampando scuse e perciò fa convocare una riunione con Diviziaco e Lisco (magistrato di Gallia). Durante la riunione, Cesare accusa pesantemente i capi edui di averlo abbandonato e di non stare facendo nulla per aiutarlo. Lisco risponde che è colpa di alcune figure di spicco all’interno del popolo eduo, che esortano il popolo a non consegnare il grano ai Romani e a rivelare i loro piani ai nemici. Gli Edui hanno infatti il sospetto che, terminata la guerra contro gli Elvezi, i Romani mettano in schiavitù anche loro.

CAPITOLO 18: Cesare capisce che Lisco, con il suo discorso, si sta riferendo a Dumnorige, fratello minore di Diviziaco. Gli chiede perciò maggiori delucidazioni, in privato, e viene a sapere che Dumnorige ha sempre agito per avidità, accumulando ricchezze attraverso un basso appalto di dogane e imposte, in modo da non avere concorrenza. Con quei soldi, sta finanziando alcuni cavalieri contro Cesare e, per rafforzare il suo potere, ha sposato la figlia di Orgetorige e fatto sposare sua madre e sua zia materna a uomini molto potenti. E’ inoltre mosso da un odio personale verso Cesare, dal momento che il suo arrivo ha messo in rilievo la figura di Diviziaco, suo fratello maggiore. Per questo è favorevole agli Elvezi, ed è stato inoltre il primo a fuggire durante lo scontro con le retrovie elvetiche, causando la sconfitta degli Edui.

CAPITOLO 19 e 20: Cesare decide di mandare una spedizione punitiva contro Dumnorige. Prima però, dal momento che è un alleato e un caro amico di Diviziaco, decide di convocare quest’ultimo per informarlo della situazione e dirgli che non gli serba rancore. Diviziaco scoppia in lacrime e implora Cesare di non procedere contro suo fratello, che da anni si è servito della sua influenza per accumulare potere e ricchezze. Diviziaco teme sia per la sorte del fratello, sia di essere accusato dal suo popolo di averlo aiutato. Per questo, Cesare decide di convocare segretamente Dumnorige e di ammonirlo.

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