JACQUES BÉNIGNE BOSSUET E NICOLAS BOILEAU

In questa pagina si parlerà di due importanti scrittori francesi del XVII secolo: Jacques Bénigne Bossuet (1627- 1704) e Nicolas Boileau (1636 – 1711).

Jacques Bénigne Bossuet è stato un religioso, un teologo e uno scrittore francese. Nel 1670 fu ordinato vescovo di Condom in Occitania, e divenne precettore di Luigi il Gran Delfino di Francia, figlio di Luigi XIV il Re Sole, che però morì prima di salire al trono.

“Ritratto di Jacques Bénigne Bossuet” di Hyacinthe Rigaud del 1698.

Le sue visioni teologiche furono in contrapposizione con quelle di François de Salignac de La Mothe-Fénelon, arcivescovo di Cambrai (Alta Francia). Egli venne aspramente criticato da Bossuet e dai teologi della sua epoca soprattutto per la pubblicazione, nel 1699, del romanzo “Le avventure di Telemaco, figlio di Ulisse” (“Les Aventures de Télémaque, fils d’Ulysse.”).

La storia ha come protagonisti Telemaco (ossia il leggendario figlio di Ulisse il re di Itaca) e la dea Minerva sotto le sembianze del precettore di Telemaco: Mentore. Queste due figure rappresenterebbero in realtà Fénelon e il suo pupillo il duca di Borgogna, mentre il viaggio che il giovane Telemaco intraprende è in realtà un espediente letterario di cui l’autore si serve per istruire il giovane duca riguardo all’attività politica.

Nel romanzo, Mentore critica fortemente alcuni aspetti della politica greca, molto simili a quelli della politica assolutistica di Luigi XIV, perciò l’opera venne immediatamente vista come una polemica molto aperta contro il suo modo di governare la Francia.

Bossuet si schierò contro Fénelon anche riguardo alla questione sul quietismo, ossia la dottrina religiosa secondo cui la comunione con Dio viene raggiunta solo attraverso uno stato di pace interiore non accompagnato da alcun tipo di atto di devozione, ma semplicemente attraverso la preghiera. Il quietismo, al pari di alcune dottrine religiose che andarono affermandosi dopo la Riforma protestante, nega inoltre l’importanza dell’intermediazione del clero tra il fedele e Dio, e questo fece sì che molti religiosi cattolici del XVII secolo (periodo in cui il quietismo andò affermandosi in Francia) si schierassero indignati contro i difensori di tale dottrina.

Fénelon, a favore di tali precetti, trovò la netta opposizione di Bossuet e del papa. La dottrina quietista (chiamata anche “molinosismo” dal nome del suo iniziatore, il teologo spagnolo Miguel de Molinos) venne perciò condannata e perseguitata, e i suoi sostenitori, compreso lo stesso Fénelon, caddero in disgrazia.

Di Bossuet sono celebri le opere sulla fede e sulla religione, tra cui l’ “Esposizione della dottrina della chiesa cattolica intorno alle materie di controversia “ (“Exposition de la doctrine de l’église catholique sur les matières de controverse”) del 1671, la “Storia delle variazioni delle Chiese protestanti (“Histoire des variations des Églises protestantes”) del 1688, la “Difesa della Tradizione e dei santi Padri” (“Défense de la Tradition et des saints Pères”) del 1693, il “Trattato sulla conoscenza di Dio e di se stessi” (Traité de la connaissance de Dieu et de soi-même”) pubblicato postumo nel 1741 e il “Trattato sul libero arbitrio”  (“Traité du libre arbitre”) del 1677.

Un’altra sua importante opera è “Discorso sulla storia universale” (“Discours sur l’histoire universelle”) del 1681, nel quale le vicende storiche vengono tutte viste e interpretate come una manifestazione della Divina Provvidenza, e attraverso un progetto divino che si concretizza all’interno della storia dell’umanità.

Nicolas Boileau (1636-1711), o Nicolas Boileau-Despréaux, era invece un poeta e scrittore laico vissuto nello stesso periodo di Bossuet.

E’ famoso soprattutto per essere stato il più importante critico letterario del suo secolo, e per aver dettato le regole fondamentali della poesia, tanto da guadagnarsi il soprannome, già ai suoi tempi, di “legislatore del Parnaso”(«législateur du Parnasse»).

“Nicolas Boileau”, dipinto di Hyacinthe Rigaud del 1704.

Scrittore di numerose Satire (1660-1668), nelle quali critica il gusto letterario di alcuni autori ma sempre conservando una visione moderata della realtà (astenendosi quindi dall’esprimersi attraverso  un linguaggio volgare ed un umorismo offensivo), si schierò sempre fortemente contro gli usi e costumi moderni, sia in poesia che nella vita quotidiana (basti pensare al poema “L’equivoco” e alla satira “Contro le donne” nelle quali apre una polemica rispettivamente contro i Gesuiti e contro la mancanza di pudore del gentil sesso).

Di atteggiamento sobrio e irreprensibile, è autore del poema in quattro canti “Arte poetica” (“Art poétique”) del 1674 in cui afferma la superiorità degli autori classici rispetto al gusto estetico più moderno degli autori francesi del Seicento. Fortemente conservatore, entrò per questo in polemica con il famoso letterato Charles Perrault, difensore invece dei gusti estetici seicenteschi. La disputa tra i due è nota come “Querelles des Anciens et des Modernes” (vai alla pagina su PERRAULT per saperne di più).

Altre importanti opere di Boileau furono le “Epistole” (Épîtres) scritte dal 1669 al 1695 , “Il leggio “ (Le lutrin) scritto dal 1674 al 1683, e il “Trattato sul sublime” (“Traité du sublime”) del 1674.

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