CAMILLE PISSARRO

Camille Pissarro (1830 – 1903), all’anagrafe Jacob Abraham Camille Pissarro, è stato un importante esponente – oltre che fondatore – della corrente pittorica francese di fine Ottocento nota col nome di “impressionismo“.

A lui si deve la prima esposizione dei pittori impressionisti avvenuta a Parigi nel 1874, in quanto fu uno dei principali organizzatori. Tale mostra ebbe luogo a Rue des Capucines, presso l’atélier fotografico Nadar e, secondo l’aneddoto comunemente noto, fu proprio in tale occasione che il critico Louis Le Roi dette a questo movimento il nome di “impressionismo” per indicare che, contrariamente ai dettami della pittura classica, gli artisti usavano immortalare non tanto la realtà così come si presenta oggettivamente davanti agli occhi di un qualunque spettatore, ma piuttosto un fugace momento della vita intriso di carica emozionale, secondo l’ “impressione” che suscitava nell’animo del pittore.

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A differenza degli altri pittori impressionisti, Pissarro non nacque in Francia ma nelle isole Antille, da madre creola e padre francese di religione ebraica e origini portoghesi (da qui il cognome).

Studiò a Parigi nel 1842 e vi fece nuovamente ritorno nel 1855. Giunto nuovamente in Francia, ebbe modo di conoscere il celebre artista Claude Monet, altro importante esponente della corrente pittorica impressionista. Monet fu particolarmente influenzato dal carattere e dallo stile artistico innovativo di Pissarro, divenendo in seguito il più celebre fra gli Impressionisti, capace di influenzare altri grandi esponenti come Pierre-Auguste Renoir. Da Pissarro, Monet riprese l’abitudine di dipingere soprattutto quadri “en plein air “, cioè “all’aria aperta”, abitudine che Pissarro aveva a sua volta appreso da Jean-Baptiste Camille Corot, uno dei suoi principali maestri. L’innovativo stile impressionista attinse però anche dalla tecnica pittorica di Édouard Manet, precursore del movimento.

I dipinti più importanti di Pissarro, infatti, rappresentano paesaggi rurali e la realtà contadina di ogni giorno, con l’intento di immortalare la bellezza e la serenità della tranquilla vita di campagna e della bucolica armonia dei campi arati e dei paesaggi boschivi, come nel dipinto Strada di Versailles, Rocquencourt” (Route de Versailles, Rocquencourt).

“Strada di Versailles, Rocquencourt ” (1871). Gogh Museum, Amsterdam.

Questi paesaggi venivano ritratti dall’artista sia d’estate – periodo in cui la natura si trova al massimo del suo rigoglio e splendore – che d’inverno, per esempio sotto la neve come nel dipinto “La strada nella neve, Louvecienne” (La route par la neige, Louvecienne) oppure sotto al pallido sole invernale come in “Tetti rossi” (Les toits rouges). Quest’ultimo è un quadro molto particolare, in quanto è dominato dal colore rosso (solitamente assente nei quadri di Pissarro) che serve a illuminare la gelida atmosfera del dipinto. Ma ciò che permane sempre è la perfetta riproduzione dell’armonia e della pace di questi luoghi contadini. Nei quadri di Pissarro, infatti, l’emozione predominante che viene suscitata nello spettatore è la serenità: tutti i suoi dipinti tendono a infondere un senso di calma e di pace, sia per il soggetto immortalato che per la prospettiva dalla quale si pone l’artista.

“La strada nella neve, Louvecienne” (1872).
“Tetti rossi” (1877). Museo di Orsay, Parigi.

Protagonisti assoluti dei suoi dipinti non sono tanto le persone quanto gli alberi, riprodotti in tutta la loro bellezza e perfezione in ogni stagione dell’anno. Questi elementi naturali vengono frequentemente immortalati dal pittore e sono un soggetto ricorrente anche nei dipinti che hanno per tema la città e la frenesia della metropoli parigina, costituendo non semplicemente una cornice decorativa dello scenario, ma il suo elemento principale.

“I castagni a Osny ” (1873). Collezione privata, New Jersey.

Pissarro è infatti famoso sia per i quadri raffiguranti l’aperta campagna, sia per quelli che hanno per tema la rutilante vita di città. Non mancano appunto le tele che immortalano la scintillante metropoli di Parigi, con le sue luci, il suo traffico e la sua sfrenata vita notturna. Queste ultime opere sono datate intorno alla fine dell’Ottocento, quando l’architettura della capitale venne completamente modificata e abbellita dal barone Haussmann, che vi aggiunse i famosi boulevards, esaltati da Pissarro. La sua opera più famosa in assoluto è il dipinto Boulevard Montmartre, effetto notturno (Boulevard Montmartre, effet de nuit) del 1893.

“Boulevard Montmartre, effetto notturno” (1893). National Gallery, Londra.

Come Claude Monet, anche Pissarro amava dipingere più volte lo stesso soggetto in ore diverse del giorno, in modo da studiare come la diversa luce riesca a cambiare l’emozione – o meglio “impressione” – suscitata nell’occhio umano. Lo stesso Boulevard Montmartre fu infatti raffigurato molte volte dall’artista, sia di notte che di giorno.

“Boulevard Montmartre, pomeriggio al sole” (1897). Museo dell’ Hermitage, San Pietroburgo.

Per gli Impressionisti era molto importante studiare gli effetti della luce solare e il tipo di impressione che scaturisce dal modo in cui questa illumina persone e oggetti. E’ possibile notare questo studio sia nei quadri di Pissarro che hanno per soggetto la città, sia in quelli che ritraggono la campagna, come in Effetto di luce del sole al mattino, Éragny (Effet de lumière du soleil au matin, Éragny). In questo dipinto è possibile notare i caratteri distintivi della pittura impressionista, come la mancanza di una linea di contorno e di pennellate ben definite, mentre ciò che è più importante è l’effetto dell’alternarsi della luce e dell’ombra, dei chiari e degli scuri. Ancora una volta, i protagonisti del quadro sono gli alberi e la natura in generale, mentre molto poco spazio è lasciato alla figura in primo piano.

“Effetto di luce del sole al mattino, Éragny” (1899). Museo di Israele, Gerusalemme.

A questo proposito occorre dire che, oltre a Monet, altri grandi artisti che Pissarro seppe influenzare – sebbene non appartenessero al movimento impressionista ma al post-impressionista – furono Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne e soprattutto Paul Signac, famoso esponente del “puntinismo” (pointillisme), la tecnica pittorica di fine Ottocento che prevedeva l’uso di pennellate puntiformi, in modo che il soggetto assumesse una forma precisa e definita solo visto da lontano, grazie all’accostamento di ciascun puntino. Questa tecnica fu appunto l’evoluzione delle pennellate “a macchie di colore” dell’Impressionismo, di cui Monet faceva ampio uso. Allo stesso modo, anche in Pissarro possiamo trovare numerosi quadri che è possibile definire come “anticipatori” del puntinismo per via della pennellata data a tratti, in maniera sfuggente. Un esempio paradigmatico di ciò è Casa di contadini, Éragny La Chaumière (Maison de paysans, Éragny La Chaumière).

“Casa di contadini, Éragny La Chaumière” (1887). Galleria d’arte del Nuovo Galles del Sud, Sydney (Australia).

Di Pissarro sono infine noti anche i numerosi autoritratti che ci ha lasciato. Il più famoso è datato 1873 ed è conservato al MUSEO DI ORSAY a Parigi, conosciuto anche come “il museo dell’impressionismo“.

“Pissarro, autoritratto” (1873). Museo di Orsay, Parigi.

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