CHRISTINE DE PIZAN

Christine de Pizan (1364- 1430) fu una delle prime letterate francesi donna di cui si è a conoscenza.

Figlia di un medico laureato a Bologna, era italiana e nata a Venezia, ma visse quasi sempre in Francia. Il suo vero nome era Cristina da Pizzano.

Miniatura raffigurante Christine de Pizan. Immagine di pubblico dominio.

A 15 anni sposò l’altolocato Étienne de Castel, che era notaio e segretario presso il re di Francia Carlo V detto “Il saggio” (1338-1380). Dopo la morte del marito nel 1390, iniziò a dedicarsi al mestiere di scrittrice e calligrafa per mandare avanti la famiglia, e ben presto ottenne la protezione dei fratelli del re e della regina, cosa che le permise di frequentare la corte e di dedicarsi alla letteratura per amore dell’arte e non solo per motivi di guadagno. Morì nel 1430 nel monastero di Poissy.

Tra le sue opere, vi è la stesura delle biografie di Carlo V e di Giovanna D’Arco, la donna più famosa della sua epoca (Le Ditié de Jehanne d’Arc, 1429). Christine de Pizan, infatti, oltre a essere una poetessa di grande talento, combatté, ispirata anche dalla figura della “Pucelle”, perché il ruolo della donna nella società potesse cambiare: femminista e favorevole all’emancipazione femminile, scrisse quella che fu senz’altro la sua opera più famosa, “LA CITTA’ DELLE DAME” (la Cité des Dames), per opporsi agli ideali dell’amor cortese e alle opere letterarie sue contemporanee che volevano la donna ridotta a un semplice oggetto del desiderio. In particolare, Christine de Pizan si opponeva all’idea di donna del Roman de la Rose, pubblicato da Jean de Meung nel 1280-85, che aveva influenzato anche le opere dell’italiano Giovanni Boccaccio (1313 – 1375).

Il suo libro, il cui titolo riprende quello de “La città di Dio” di Sant’Agostino, venne pubblicato nel 1405 con l’intento di descrivere una società utopistica mandata avanti da donne di nobile tempra e di grande cultura provenienti dal passato, esempio sia di emancipazione femminile che di lotta delle donne verso una società maschilista e spesso ingiusta. Nell’opera vengono citate la regina Semiràmide, le eroine Lucrezia e Griselda, la regina Didone e molte altre, che servono come spunto per riflettere su tante pecche della società medievale che impedivano alla donna di esprimersi a pieno, sia in campo sociale che intellettuale.

Christine de Pizan si impegnò, attraverso la sua attività letteraria, a far valere i diritti delle donne, cosa di cui scrisse anche nel “Livre du corps de policie” (Libro del corpo di polizia) del 1406 e nell’ Epistre au dieu d’amours” (Epistola al dio d’amore) del 1399, entrambi scritti in francese arcaico.

Si fece portavoce della possibilità di educare le ragazze in tutte le materie come i maschi, si dedicò alla difesa delle vedove e delle donne che non potevano mantenersi da sole, ed esortò le giovani a non farsi ingannare dagli uomini che le corteggiano ma a decidere piuttosto con la propria testa quali offerte d’amore accettare e quali no.

Altri suoi libri molto importanti, scritti sempre in francese arcaico, furono: “Le Livre des cent ballades” (Il libro delle cento ballate) del 1406, “Le Livre des trois vertus à l’enseignement des dames” (Il libro delle tre virtù all’insegnamento delle dame) del 1405, le “Epistres du Débat sur le Roman de la Rose” (Epistole del dibattito sul Roman de la Rose) del 1401 e la sua opera autobiografica “L’avision-Christine” del 1404.

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