FILIPPO IL BELLO E LA CATTIVITA’ AVIGNONESE

Informazioni sul re di Francia Filippo IV detto “il Bello” (in carica dal 1285 al 1314), nipote di Luigi IX detto “il santo”, e sul periodo storico chiamato “Cattività Avignonese“, che andò dal 1309 al 1377 e che si caratterizzò per lo spostamento della Santa Sede da Roma ad Avignone.

(Scritto da Elisa Quaglia)

Filippo il Bello, re di Francia. Immagine tratta dal sito di Wikipedia in italiano. Pubblico dominio.

All’inizio del XIV secolo, sorsero aspri dissapori tra il re di Francia Filippo IV il Bello (Philippe le Bel) e il papa Bonifacio VIII. 

Questi ebbero inizio quando Filippo IV impose ai clericali francesi il pagamento di tasse per risanare le finanze dello Stato, nonché la sottomissione degli ecclesiastici presenti su suolo di Francia al giudizio dei tribunali statali, onde sottrarli dall’autorità della Chiesa di Roma.

Il tutto fu ribadito nell’assemblea che Filippo il Bello convocò a Notre-Dame-de-Paris il 10 aprile 1302, e che venne chiamata per la prima volta Assemblea degli Stati Generali. Questo tipo di assemblea era formata dai rappresentanti dei tre ceti più importanti della società francese (nobiltà, alto clero e borghesia), e da quel momento in poi venne utilizzata nei secoli a venire da tutti i sovrani di Francia in tempo di crisi, fino alla Rivoluzione Francese (1789).

Quando fu convocata per la prima volta nel 1302, questa aveva lo scopo sia di discutere dei problemi politici e fiscali del regno, sia di affermare il primato di Filippo su tutte e tre le classi sociali presenti in Francia, soprattutto il clero. I suoi rappresentanti, infatti, vennero convocati in un’unica assemblea presieduta dal re, il quale si riservò pieni diritti su qualsiasi decisione venisse presa dai tre Stati messi insieme.

Indignato da questa iniziativa di Filippo il Bello, papa Bonifacio VIII emanò, il 18 novembre dello stesso anno, la bolla Unam Sanctam”, nella quale ribadì la superiorità della Chiesa sul potere temporale – e quindi l’insensatezza delle argomentazioni di Filippo – attraverso una metafora divenuta ormai famosa, quella delle spade: nella bolla si affermava che il potere spirituale fosse una spada che poteva maneggiare solo la Chiesa, mentre il potere temporale fosse una spada che doveva essere maneggiata dal sovrano in favore della Chiesa.

Papa Bonifacio VIII. Immagine di pubblico dominio.

A causa delle accuse molto pesanti che Filippo il Bello gli mosse contro in risposta, il papa decise di scomunicare il re attraverso la bolla Super Petri Solio(ironicamente, pochi anni prima, Bonifacio aveva canonizzato il nonno di Filippo, Luigi IX, e ora minacciava di scomunica suo nipote). Ma prima che la bolla potesse essere promulgata, Guglielmo di Nogaret, diplomatico francese, venne mandato a Roma per conto del re di Francia ad arrestare il papa, e precisamente nella città natale di Bonifacio, Anagni (provincia di Frosinone), dove il pontefice si trovava in quel momento.

Guglielmo di Nogaret si alleò con il cardinale Giacomo Colonna (detto “Sciarra”, che aveva già forti contrasti con Bonifacio VIII), per riuscire nell’intento. Al papa toccò nascondersi nel palazzo di suo nipote Pietro, dove subì un assedio lungo due giorni da parte dell’esercito francese e dell’esercito del cardinale Colonna. In quest’arco di tempo, si dice che avvenne il famoso “Schiaffo di Anagni” (o “Oltraggio di Anagni”): l’8 settembre 1303, Sciarra Colonna osò schiaffeggiare il papa, in segno di decadenza del suo potere.

Il pontefice fu però liberato dall’assedio grazie ai cittadini di Anagni e riportato a Roma, ma morì poco dopo, l’11 ottobre. Si dice che la causa furono le privazioni subite proprio durante l’assedio, che compromisero gravemente la sua salute.

La morte di Bonifacio VIII e quella del suo successore Benedetto XI (1303-1304) misero la Santa Sede in una posizione difficile: la città di Roma era divenuta poco sicura a causa delle spietate lotte interne tra i nobili romani, e si decise pertanto di spostare la sede del conclave a Perugia; in più, bisognava tenere lontana la minaccia di Filippo il Bello di separare la Chiesa di Francia da quella di Roma (scisma gallicano). Per quest’ultima ragione, i cardinali decisero di eleggere un papa francese, Clemente V, già arcivescovo di Bordeaux, affinché potesse mediare una riconciliazione.

Papa Clemente V. Immagine di pubblico dominio.

Clemente V restò in Francia e, sin dall’inizio, si mostrò subito un ottimo alleato per Filippo il Bello. Quest’ultimo, dapprima intenzionato a ordinare un processo post-mortem contro Bonifacio VIII per simonìa, decise di lasciar perdere questa iniziativa e di allearsi col nuovo papa per distruggere piuttosto l’ordine plurisecolare dei Templari, dei monaci guerrieri che disponevano della maggior parte delle ricchezze della Francia (vai alla pagina L’ORDINE CLUNIACENSE E CISTERCENSE per saperne di più).

Per evitare discussioni da parte della curia romana e consolidare l’alleanza con Filippo, il papa spostò la Santa Sede ad Avignone, nella regione francese oggi chiamata Provenza-Alpi-Costa Azzurra (1309). Questa manovra era vantaggiosa anche per il sovrano, in quanto gli permetteva di esercitare la sua autorità sul pontefice e di fare in modo che questi si occupasse soprattutto degli interessi francesi (se sei interessato, vai alla lista di tutti i PAPI FRANCESI che trovi nella sezione PERSONAGGI).

Nel frattempo, i Templari furono perseguitati e completamente distrutti. Nel 1308 l’ordine fu dichiarato decaduto e l’ultimo maestro dell’ordine, Jacques de Molay, assieme al precettore di Normandia dell’ordine, Geoffrey de Charnay, fu messo al rogo il 18 marzo 1314 sulla piazza di Notre-Dame, davanti al re e al papa. Jacques de Molay maledisse in quell’occasione tutti i discendenti di Filippo il Bello per tredici generazioni, e predisse inoltre la morte del papa entro quaranta giorni e quella del re entro l’anno. Incredibilmente, le sue profezie si avverarono: Clemente V morì il 20 aprile 1314 (trentatré giorni dopo Jacques de Molay) e Filippo il Bello il 29 novembre 1314. Gli successe il figlio Luigi X detto “l’Attaccabrighe” (Le Hutin), che morì in circostanze misteriose a soli ventisette anni. Suo figlio Giovanni I morì a soli cinque giorni dalla nascita. La loro morte, assieme agli eventi della Rivoluzione Francese, furono considerati l’avverarsi della maledizione di Jacques de Molay.

Jacques de Molay, ultimo Maestro dei Templari. Immagine di pubblico dominio.

Anche dopo la morte di Filippo il Bello, la Santa Sede rimase ad Avignone, e vi restò per quasi settant’anni, dal 1309 al 1377. Il trasferimento divenne definitivo col successore di Clemente V, Giovanni XXII. Questo periodo fu chiamato “Cattività avignonese“, nel senso che il papa era visto come “prigionero” dell’autorità del re di Francia, privo di qualsiasi autonomia. Non mancarono, in quest’arco di tempo, tentativi da parte dei vari papi di tornare nella capitale italiana, il più famoso dei quali fu quello di Urbano V, che nel 1367 tornò a Roma con l’intenzione di rimanervi in pianta stabile, ma fu costretto a tornare ad Avignone tre anni dopo, a causa delle sommosse scoppiate nell’Urbe.

Fu il suo successore, Gregorio XI, a riportare la Santa Sede definitivamente a Roma (27 gennaio 1377). Secondo la tradizione, ciò fu dovuto soprattutto all’intervento di santa Caterina da Siena, con cui il pontefice aveva un’assidua corrispondenza epistolare.

“Papa Gregorio XI torna a Roma”, dipinto di Girolamo di Benvenuto, ospedale di Santa Maria della Scala a Sienne. Immagine di pubblico dominio.

Tuttavia, Gregorio XI morì l’anno successivo (27 marzo 1378) e al suo posto fu nominato Urbano VI. La curia francese, divenuta molto ricca e influente, elesse un anti-papa francese, Clemente VII.

La presenza di due papi divise a metà l’Europa e diede inizio allo Scisma d’Occidente: Francia, regno di Napoli, regno di Sicilia, Castiglia e Aragona appoggiavano Clemente VII, mentre Inghilterra (nemica della Francia), Germania e Italia del Nord appoggiavano Urbano VI. La Scozia, nemica dell’Inghilterra, decise di unirsi ai sostenitori di Clemente VII.

La situazione rimase inalterata fino al 1414, quando fu convocato dall’imperatore del Sacro Romano Impero, Sigismondo di Lussemburgo, il Concilio di Costanza (1414-1418) per porre fine allo Scisma d’Occidente. Il concilio ecumenico terminò con l’elezione di un papa italiano, Oddo Colonna, l’11 novembre 1418, il quale prese il nome del santo del giorno, Martino, e divenne perciò Martino V. Questi fu posto definitivamente dal concilio sul trono di Roma e lo Scisma d’Occidente finì una volta per tutte, ma dopo questo atto venne ribadita per sempre la superiorità del consiglio conciliare sulle decisioni del papa, che perse l’assoluto potere di cui aveva goduto nei secoli precedenti.

Informazioni dettagliate sullo SCISMA D’OCCIDENTE sono reperibili cliccando sul link.

Vai anche alla pagina dedicata allo SCANDALO DELLA TOUR DE NESLE per conoscere i dettagli di un fatto molto increscioso che colpì la corte di Filippo il Bello lo stesso anno della sua morte (1314). Nella stessa pagina sono presenti informazioni sulla fine dell’ordine dei Cavalieri Templari. Se sei interessato a questo argomento, consulta anche la pagina sull’ORDINE CLUNIACENSE E IL CISTERCENSE dove è spiegata la loro origine.

(Tutte le immagini e le informazioni qui contenute sono di pubblico dominio).

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