FRANÇOIS RABELAIS

François Rabelais (1493-1553) o Francesco Rabelais, è uno dei più importanti scrittori francesi del Rinascimento. Intellettuale di grande cultura e studioso degli umanisti italiani dello stesso periodo come Luigi Pulci e Baldassarre Castiglione, è importante soprattutto per aver trattato temi molto originali per la sua epca storica e aver coniato un linguaggio colorito e innovativo.

La vita di Rabelais segnò profondamente la sua opera letteraria: inizialmente deciso a vestire l’abito monacale, ma sempre insoddisfatto di ogni ordine monastico che sceglieva, abbandonò definitivamente la tonaca per dedicarsi alla medicina e alla poesia, e cioè a uno stile di vita meno rigoroso e più confacente al suo carattere allegro e tollerante. Le esperienze vissute fecero sì che Rabelais si ponesse sempre contro l’austerità e l’eccessivo rigore, caratteristiche che dominavano la sua epoca.

I suoi libri divennero presto molto famosi a causa degli insoliti temi trattati, i quali non mancarono di suscitare un discreto scandalo nella società tardo medievale-rinascimentale contemporanea dello scrittore. Infatti, a differenza dei letterati italiani che preferivano come tema principale per le loro opere l’amore, l’amor cortese e l’epica cavalleresca, trattati spesso con un linguaggio aulico e pomposo, i temi scelti da Rabelais erano meno solenni e più legati alla vita quotidiana, e per questo considerati piuttosto volgari, non degni di essere menzionati tra la gente perbene e timorata di Dio. Il suo stile è molto simile, quindi, a quello dei fabliaux medievali, e meno ai gusti rinascimentali.

Le sue opere più famose sono “Gli orribili e spaventosi fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel re dei Dipsodi, figlio del gran gigante Gargantua (Les horribles et espoventables faictz et prouesses du très renommé Pantagruel Roy des Dipsodes, filz du Grand Géant Gargantua)” del 1532 e “La vita assai orribile del grande Gargantua, padre di Pantagruel, un tempo redatta dal Sig. Alcofribas, estrattore di quintessenze. Libro pieno di pantagruelismo (La vie très horrifique du grand Gargantua, père de Pantagruel, jadis composée par M. Alcofribas abstracteur de quintessence. Livre plein de Pantagruélisme)” del 1534, due romanzi satirici da lui pubblicati con l’anagramma di Alcofribas Nasier. Data la lunghezza dei titoli, i due libri sono conosciuti rispettivamente coi semplici nomi di “Pantagruel” (o “Pantagruele” in italiano) e “Gargantua”.

Pantagruel è un gigante allegro e bonaccione, a sua volta figlio del gigante Gargantua e della gigantessa Badebec. Nel libro a lui dedicato si narra delle sue imprese prodigiose e surreali compiute per proteggere il Paese chiamato “Utopia”, fatto di gioia e di libertà, dall’invasione dei malvagi Dipsodi. In seguito, sarà paradossalmente Pantagruel a invadere Dipsodia e a farne una colonia di Utopia, e trasformarsi quindi da assediato ad assediante.

Lo stile del romanzo è intriso di surrealismo, la narrazione di basa sull’assurdo e su un linguaggio iperbolico. L’intento è quello di narrare la storia in chiave umoristica, nonché fare una satira pungente degli ideali rinascimentali.

Gargantua è invece il padre di Pantagruel, figlio del re di Utopia e della gigantessa Gargamelle. Anch’egli vive imprese straordinarie come il figlio, non senza una vena di umorismo e di surrealismo, proprio per “dissacrare” e mettere in ridicolo i dogmi dell’epoca di Rabelais.

I due romanzi fanno parte di una raccolta di cinque romanzi in tutto, chiamati “La vita di Gargantua e di Pantagruele” (La vie de Gargantua et de Pantagruel), che hanno lo scopo di farsi beffa della società del tempo, degli studiosi e delle università, della religione e della guerra tra cattolici e ugonotti che imperversava all’epoca di Rabelais. Per fare ciò, l’autore sceglie anche un linguaggio molto colorito, fatto di neologismi ed espressioni molto bizzarre, senza paura che queste risultino anche volgari.

L’autore intendeva andare contro l’austerità della società tardo-medievale del suo tempo, e specialmente contro il rigore religioso e accademico, ponendo in chiave umoristica molti aspetti della sua società. Per tale ragione, i libri di Rabelais vennero proibiti dai religiosi e messi all’Indice alla fine del XVI secolo.

I due giganti protagonisti degli scritti di Rabelais sono divenuti talmente famosi da aver portato a coniare i termini “pantagruelico” e “gargantuesco” per riferirsi a un pasto gigantesco, a un banchetto luculliano. Caratteristica principale dei due personaggi è infatti l’appetito insaziabile che ha portato alla creazione dei loro nomi: “Pantagruel” deriva da “Panta” (“tutto” in greco antico) + “Gruel”, storpiatura di “Gueule” che in francese indica le fauci di un animale; “Gargantua” deriva invece dallo spagnolo “Garganta” che significa “Gola”. Da quest’ultimo termine è derivato l’italiano “gargarismo” e “gargarozzo”.

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