HONORÉ DE BALZAC

Honoré de Balzac (1799-1850) è stato un importante scrittore francese esponente del Realismo letterario, ed uno dei più famosi romanzieri francesi di tutti i tempi.

“Honoré de Balzac”, immagine tratta da Wikipedia in italiano.

Balzac, il cui vero nome era Honoré Balzac, non nacque da una famiglia nobile, bensì da una famiglia piccolo-borghese, e inizialmente si dedicò al lavoro di editore e di titolare di una stamperia [1].

Coltivò poi professionalmente la sua passione per la letteratura e la stesura di romanzi dopo la fortuna che riscosse il suo primo lavoro “La pelle di zigrino” (La peau de chagrin) del 1831, e incoraggiato da un suo amore platonico giovanile che fu Laure de Berny [1].

Ma non fu unicamente romanziere: Balzac collaborò anche con diversi giornali francesi [1], fu commediografo (nel 1840 scrisse “Le faiseur”, tradotto in italiano come “Mercadet, l’affarista”) e si cimentò in un po’ tutti i campi della conoscenza, soprattutto la filosofia.

Nel 1850 si sposò con Eveline Hańska, una sua ammiratrice di nazionalità polacca con cui tenne una fitta corrispondenza dal 1832 al 1841.

La sua opera letteraria più importante è la “Comédie humaine” (Commedia umana), un’opera che raccoglie alcuni dei suoi capolavori più famosi e un totale di 137 opere letterarie. Il titolo è dovuto al fatto che la raccolta, divisa in varie sezioni, analizza i vari aspetti della vita borghese contemporanea all’epoca dell’autore, che ne delinea i contorni con estrema accuratezza senza tralasciare nulla, come vuole lo stile del Realismo.

L’opera è divisa in tre parti principali, a loro volta suddivise in parti o sezioni più piccole:

  1. Gli studi dei costumi (Études de mouers), che comprendono: scene della vita privata, scene della vita di provincia, scene della vita paesana, scene della vita politica, scene della vita militare e scene della vita di campagna.
  2. Gli studi filosofici (Études philosophiques)
  3. Gli studi analitici (Études analitiques)

A questa raccolta appartengono i romanzi:

  • “La peau de chagrin” (1831) o La pelle di zigrino, che appartiene agli “Studi filosofici”;
  • “Eugenia Grandet” (Eugénie Grandet ) del 1833 che appartiene alla sezione “Scene della vita di provincia”;
  • “Papà Goriot” (Le père Goriot) del 1834 che appartiene alla sezione “Scene della vita privata”;
  • “Il medico di campagna” (Le médecin de campagne) del 1833, della sezione “Scene della vita di campagna” (il romanzo porta lo stesso nome dell’opera di Franz Kafka “Un medico di campagna”).
  • “La ragazza dagli occhi d’oro” (La fille aux yeux d’or) del 1835, della sezione “Scene della vita parigina”.

Di questi, i due romanzi più famosi sono sicuramente “Eugenia Grandet” e “Papà Goriot”. In entrambi i romanzi, viene descritto molto dettagliatamente uno degli aspetti della borghesia del XIX secolo: l’avidità, l’avarizia e l’attaccamento ai beni materiali, sentimenti che conducono lentamente i protagonisti a una fine molto amara, piena di solitudine e di rimpianti.

Il primo romanzo parla della giovane Eugenia, figlia dell’avaro Papà Grandet, il quale, nonostante la sua immensa fortuna, fa vivere la sua famiglia in uno stato di grande indigenza per paura delle spese. Eugenia si innamora perdutamente di suo cugino Charles, venuto da Parigi e ospitato dallo zio per qualche tempo per poi essere mandato dallo stesso a cercare fortuna nelle Indie dopo che il padre si è suicidato per aver fatto bancarotta. Prima che parta, Eugenia gli fa dono un’immensa quantità d’oro per aiutarlo nel suo viaggio, per poi essere severamente punita dall’avaro genitore attraverso crudeli privazioni. Papà Grandet si riappacificherà solo troppo tardi con la figlia, quando la moglie sarà già in punto di morte per il dolore causato dal suo comportamento insensato verso Eugenia. In più, dopo la morte di papa Grandet, la giovane Eugenia verrà a scoprire che l’amato Charles si è sposato con un’altra donna figlia di un nobile decaduto. Così, per sfuggire alla solitudine, accetterà di sposare un suo vecchio pretendente pur non provando alcun sentimento per lui.

“Papà Goriot” narra invece del giovane studente Eugène de Rastignac, alloggiato alla pensione di Mme Vauquer situata nel Quartiere Latino di Parigi. Nella stessa pensione si trova quello che è chiamato da tutti “Papà Goriot”, un pastaio in pensione che vive di stenti per risparmiare denaro, e che è molto legato alle due figlie che hanno sposato due “pezzi grossi” della società. Una di queste inizierà una relazione con Eugène, che intanto abbandona gli studi per dedicarsi a una vita frivola e di sregolatezza. La storia si conclude con la morte di Papà Goriot per gli stenti, solo e dimenticato da tutti, comprese le sue adorate figlie: al cimitero, infatti, la salma sarà accompagnata unicamente da Eugène de Rastignac, l’unico che mostrerà un minimo di affetto per lui. Ma il giovane, ormai troppo corrotto dal fascino della metropoli di Parigi, si soffermerà solo un momento sul tragico destino del vecchio per poi tornare alla sua vita di bagordi:

“Rastignac, resté seul, fit quelques pas vers le haut du cimetière et vit Paris tortueusement couché le long des deux rives de la Seine où commençaient à briller les lumières. Ses yeux s’attachèrent presque avidement entre la colonne de la place Vendôme et le dôme des Invalides, là où vivait ce beau monde dans lequel il avait voulu pénétrer. Il lança sur cette ruche bourdonnante un regard qui semblait par avance en pomper le miel, et dit ces mots grandioses :

— A nous deux maintenant !

Et pour premier acte du défi qu’il portait à la Société, Rastignac alla dîner chez madame de Nucingen.”

TRADUZIONE IN ITALIANO (by francesefacile.altervista.org/blog):

“Rastignac, rimasto solo, fece qualche passo verso la cima del cimitero e vide Parigi tortuosamente nascosta lungo le due rive della Senna dove cominciavano a brillare le luci. I suoi occhi si attaccarono quasi avidamente la tra la colonna di place Vendôme e il duomo de Les Invalides, là dove viveva quel bel mondo nel quale aveva voluto penetrare. Lanciò su quell’alveare ronzante uno sguardo che sembrava in anticipo assorbirne il miele, e disse queste parole grandiose:

– A noi due adesso!

E come primo atto della sfida che portava alla Società, Rastignac andò a cenare da madame de Nucingen.”

Note bibliografiche:

[1] “Littérature et civilitation français” di G.F. Bonini e M-C. Jamet sous la direction de G. Freddi, Valmartina, 1994, Torino, volume 2, pag. 82.

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