I LONGOBARDI

(Scritto da Elisa Quaglia)

I Longobardi erano una popolazione di origine germanica originaria della regione dell’Elba, fiume che scorre dall’attuale Repubblica Ceca all’attuale Germania, per poi gettarsi nel mare del Nord. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, i Longobardi sarebbero originari della Scandinavia (precisamente della Svezia) e migrati successivamente nelle terre germaniche.

Essendo originari dell’Europa settentrionale, parlavano una lingua germanica ed erano inizialmente di religione politeista, dediti al culto di Odino e degli Asi, gli antichi dèi del Nord.

Furono abilissimi orefici ed un popolo di grande cultura e civiltà. Si racconta che all’interno della loro società la pena di morte fosse contemplata solo per i reati più gravi (come regicidio e congiura contro il re), a differenza di quanto capitava presso gli altri popoli.

Croce di Agilulfo, esposta nel museo del Duomo di Monza. Immagine di pubblico dominio, tratta dal sito web di Wikipedia. URL: https://it.wikipedia.org/wiki/Oreficeria_longobarda.

Per lungo tempo si è creduto che il loro nome significasse “lunga lancia” (alabarda), ma in realtà oggi sappiamo che deriva dal tedesco “Lange Bart” che significa “Lunga barba”, poiché avevano l’abitudine di portare lunghissime barbe che non si tagliavano mai, proprio in onore del dio germanico Odino che veneravano. Appunto per questa ragione, il loro nome originale era “Langobardi”, e solo successivamente le cronache lo storpiarono in “Longobardi”.

I Longobardi erano un popolo costituito da etnie molto eterogenee divise in ducati. A capo di ogni ducato c’era un duca, e ogni duca – assieme agli altri membri dell’aristocrazia – era comandato a sua volta dal re, che inizialmente veniva eletto anziché ereditare il trono. Dal momento che il re era soprattutto un guerriero, la sua nomina avveniva da parte di un’assemblea di guerrieri aristocratici chiamati Arimanni, che avevano il compito di scegliere come sovrano il combattente più valoroso tra loro. Successivamente, l’assemblea prese il nome di GAIRETHINX (il nome potrebbe derivare dal dio germanico della guerra Tyr o dal dio latino Mars Thingus; si pensa però che anche “Mars Thingus” derivi dal germanico Tyr).

Il dio Tyr, raffigurato in un manoscritto islandese del XVII secolo. Immagine di pubblico dominio.

Altre due importanti figure della società longobarda erano gli schiavi e gli aldii (cioè gli uomini liberi).

Oltre a queste figure, all’interno della piramide sociale vi erano anche le fare, ossia raggruppamenti di famiglie (oggi si direbbe “clan”) che avevano il compito di guidare le marce migratorie e di fare esplorazioni rimanendo sempre compatti. Le fare erano tutte capeggiate dal duca e godevano del Mundio, cioè del diritto del capofamiglia di proteggere i membri della famiglia stessa da soprusi e rivendicazioni.

A partire dal I secolo d.C., probabilmente per una grave carestia, il popolo dei Longobardi iniziò una lenta migrazione verso Sud, fino in Italia, per lasciare completamente le terre natie nel IV secolo. Durante il loro viaggio, ebbe modo di spostarsi anche a Est, sulle sponde del mar Baltico.

La migrazione dei Longobardi iniziò nel I secolo d.C. e terminò nel VI secolo d.C.

La lenta discesa verso Sud permise loro di entrare in contatto con diversi popoli, come i Germani e i Romani. Con questi ultimi ebbero diversi contrasti, mentre si allearono di buon grado con le popolazioni germaniche prendendo anche parte alla BATTAGLIA DELLA FORESTA DI TEUTOBURGO del 9 d.C., conosciuta anche come Clades Variana (Disfatta di Varo), dove il generale romano Publio Quintilio Varo si uccise dopo essere stato sconfitto da Arminio, principe del popolo germanico dei Cherusci (vai anche alla pagina su LE PRIMITIVE POPOLAZIONI GERMANICHE del blog di parliamotedesco.altervista.org per saperne di più sull’argomento).

La battaglia della foresta di Teutoburgo dipinta da Otto Albert Koch nel 1909.

Anni più tardi, i Longobardi ebbero scontri anche con gli Unni (attuali Bulgari).

All’inizio del VI secolo, si spinsero poi fino in Boemia e Moravia (attuale Repubblica Ceca) e poi nell’attuale Austria, dove si scontrarono con gli Eruli della regione del Norico. In queste zone entrarono in contatto (e in contrasto) con i Franchi e con l’impero Bizantino, che avevano possedimenti limitrofi. Due importanti re longobardi di questo periodo furono Valtari e Audoino. Quest’ultimo strinse un’alleanza – o meglio, un accordo – con l’imperatore di Bisanzio, Giustiniano I, che venne poi proseguita anche da suo figlio Alboino.

Occorre ricordare che nel 395 d.C. l’imperatore romano Teodosio aveva diviso il suo impero in Occidente (con capitale prima Milano e poi Ravenna) e Oriente (con capitale Bisanzio) tra i suoi due figli rispettivamente: Onorio e Arcadio. Onorio, il più giovane dei due, ereditando i territori a Ovest si era trovato a comandare un’area piuttosto critica dell’impero, a causa della continua minaccia delle invasioni barbariche, e per questo gli era stato affiancato, per volere del padre, il generale Stilicone. Dopodiché, i due regni non erano mai più stati riuniti.

“Sant’Ambrogio converte Teodosio”, dipinto di Pierre Subleyras (1745). Immagine di pubblico dominio.

Nel 476 l’Impero di Occidente era definitivamente caduto in mano ai barbari (con la deposizione dell’imperatore sedicenne Romolo Augustolo), in particolar modo da parte degli Ostrogoti.

Giustiniano era invece imperatore dell’Impero Romano d’Oriente (o Impero bizantino) con capitale Bisanzio (o Costantinopoli, oggi Istanbul). Per questo, gli abitanti dell’impero vennero tutti chiamati dagli storici “Bizantini”. 

Giustiniano decise la riunificazione del suo impero con i possedimenti dell’ex impero d’Occidente opponendosi agli Ostrogoti, stanziati a Ravenna e in altre zone d’Italia. Per fare questo, arruolò diversi soldati mercenari, fra cui i Longobardi.

Due grandi guerre del re longobardo Audoino al fianco di Giustiniano furono infatti quella contro i Gèpidi e quella contro Totila, re degli Ostrogoti (GUERRA GOTICA, 535-553).

Il figlio di Audoino, Alboino, venne eletto re intorno al 560. Alboino nacque in Pannonia, a Nord dell’attuale Slovenia. Nei secoli precedenti, infatti, i Longobardi si erano spinti fino al Danubio, e poi ancora più a Sud fino alla Sava (fiume che scorre nell’odierna Slovenia) per spostarsi fino all’attuale Ungheria. Alboino si alleò con gli Avari, stanziati intorno al Volga, e assieme a loro riportò una vittoria sui Gepidi nel 567.

“Alboino”, in un’immagine di Michel Wolgemut e Wilhelm Pleydenwurff, dal libro “Nuremberg Chronicles”, pag. 368. Dal sito di Wikipedia in italiano. Immagine di pubblico dominio.

Sotto il comando di Alboino, i Longobardi arrivarono in Italia (anno 568): passando attraverso l’Isonzo (fiume che scorre tra la Slovenia e l’Italia), giunsero nel Friuli e sottomisero una dopo l’altra Cividale (provincia di Udine), Aquileia (provincia di Udine), Vicenza, Verona e Brescia. Successivamente si arresero anche Milano, Lucca e Pavia; quest’ultima divenne la capitale del regno, e lo restò fino alla sua caduta.

Teia, ultimo re ostrogoto, si sottomise definitivamente.

Furono costituiti i ducati di Benevento e Spoleto, unici stanziamenti longobardi a Sud, che godevano di una certa autonomia. Dopo una lunga battaglia, i Bizantini riuscirono a conservare l’Esarcato (in Romagna, con capitale Ravenna) e la Pentapoli (nelle Marche, costituita dalle cinque città di Ancona, Pesaro, Fano, Senigallia e Rimini) e le zone che vennero chiamate “Romània” (attuale Romagna).

Molti dei Longobardi si fusero coi Romanici, i discendenti degli antichi Romani. Tuttavia, la nobiltà romana residua venne completamente distrutta.

Il regno longobardo prese il nome di “LANGOBARDIA” e si vennero a costituire due aree:

  • Langobardia Maior: costituita dall’Italia settentrionale e dal ducato di Tuscia (o di Lucca)
  • Langobardia Minor: costituita da Spoleto e Benevento

Si concluse così la migrazione longobarda.

Alboino morì nel 572 in una congiura, assieme alla moglie Rosmunda. Gli successe Clefi, e successivamente Autari che assunse il titolo di “Flavio”, cioè protettore dei Romani. Questi si sposò con Teodolinda, principessa bavara, ma morì poco dopo. Teodolinda pose dunque sul trono Agilulfo duca di Torino, e convolò con lui a giuste nozze dopo essere rimasta vedova del primo marito.

“Teodolinda”, affresco del 1444 degli Zavattari, esposto nella cappella di Teodolinda, Duomo di Monza. Immagine di pubblico dominio.

Teodolinda fu una figura molto importante della storia longobarda: grazie alla sua influenza e alla sua amicizia col papa Gregorio I (detto “Magno”) riuscì a convertire il suo popolo al cristianesimo. Ne seguì un periodo di pace e prosperità grazie anche alla cessazione dei contrasti con i Franchi e i Bizantini. Durante il regno di Agilulfo, vennero sottomesse anche Parma, Piacenza, Cremona, Mantova ed Este (provincia di Padova). Agilulfo si attribuì perciò il nome di “Rex totae Italiae” (Re di tutta Italia).

Dal 636 al 652 fu re Rotari, duca di Brescia di religione ariana (cioè rigettante la natura divina del Cristo, o comunque la sua perfetta eguaglianza con Dio padre). Rotari si spinse anche in Liguria e in Emilia e passò alla storia per l’editto che da lui prende nome: EDITTO DI ROTARI del 643. Attraverso questo importante editto, venne eliminata la FAIDA (diritto di giustizia privata con l’uso della forza) all’interno della società longobarda, che venne invece sostituita dal GUIDRIGILDO (risarcimento pecuniario di un danno subito). Sebbene il re godesse di pieni poteri, l’editto di Rotari fu emanato con l’approvazione e il consenso dei giudici e dell’esercito.

Editto di Rotari. Immagine di pubblico dominio.

Gli successero Grimoaldo e successivamente Pertarito. Alla morte di Pertarito, il figlio e nuovo re Cuniperto si scontrò con Alachis duca di Trento, che si opponeva alla sua autorità e soprattutto alla sua fede cristiana romana.

Successivamente, nell’ VIII secolo, il re Liutprando, definito “Piissimus Rex”, si alleò con i Franchi e soprattutto con Pipino il Breve, principe della dinastia dei Pipinidi, che anni dopo strinse una forte alleanza col papa Stefano II che lo incoronò re dei Franchi.

Liutprando riuscì a sottrarre alcuni territori ai Bizantini e a inglobarli all’interno del regno longobardo. Nel 728 fece un’importante donazione al papa Gregorio II, che aveva dimora a Roma: gli vennero concesse alcune terre del viterbese, presso Sutri, e per tale ragione la donazione passò alla storia come “Donazione di Sutri“. Grazie a quest’atto, il papa divenne non solo un capo spirituale ma anche un capo politico, e vennero poste le basi per la costituzione di quello che sarebbe divenuto poi lo Stato Pontificio.

Liutprando decise in seguito di impossessarsi del Ducato di Roma, un possedimento bizantino che, tuttavia, subiva la forte influenza politica del papa, che risiedeva appunto nella sua capitale. Ne seguì un assedio alla città di Roma (739), durante il quale il papa Zaccaria chiese l’aiuto di un nobile condottiero franco, Carlo Martello, padre di Pipino il Breve. Carlo Martello, che aveva il titolo di “maggiordomo di palazzo”, riuscì a sgominare i Longobardi e a impossessarsi dei ducati di Benevento e Spoleto. Tuttavia, nel 752 Liutprando conquistò l’Esarcato e la Pentapoli strappandoli alla giurisdizione bizantina.

ESARCATO
L’Esarcato e i vari possedimenti longobardi. Dal sito di Wikipedia in italiano. Immagine di pubblico dominio.

Il tentativo di conquista del Ducato di Roma fallì miseramente. Il re dei Longobardi Astolfo, successo a Rachis, conquistò però i territori bizantini di Ravenna, Ferrara, Comacchio e Istria e successivamente si riappropriò dei ducati di Benevento e Spoleto, che persero autonomia, venendo inglobati all’interno del regno longobardo. Il papa Stefano II riuscì poi, con l’aiuto di Pipino il Breve, divenuto re dei Franchi, a sottrarre Ravenna ai Longobardi, a riappropriarsi dell’Esarcato e della Pentapoli e a consegnare Spoleto ai Franchi. Benevento tornò invece autonoma.

In quegli anni, il Ducato di Roma si espanse andandosi a costituire una sorta di primitivo Stato Pontificio, grazie anche alle concessioni fatte al papa da parte dei Franchi.

Nel 756 successe ad Astolfo il re longobardo Desiderio, che cercò di allearsi coi Franchi facendo sposare le sue figlie a vassalli di Pipino il Breve e poi ai figli del re franco stesso: Carlo (detto poi “Magno”) e Carlomanno.

In realtà, l’alleanza coi Franchi fallì, e anzi, proprio i Franchi furono responsabili della caduta del regno longobardo, che passò alla loro giurisdizione (773-774: caduta di Pavia e sconfitta dei Longobardi da parte di Carlo Magno).

L’alleanza era stata mediata dalla regina dei Franchi, Bertrada (detta Berta) di Laon, madre di Carlo e Carlomanno, per ripristinare la pace tra i due regni. Carlo sposò la figlia minore di Desiderio, passata alla storia come Ermengarda; ma quando il papa Stefano III si rifiutò di approvare le nozze, Carlo la ripudiò causando l’invasione dei territori pontifici da parte del re Desiderio. Ne seguì l’assedio di Pavia, dopo il quale i Longobardi si arresero (774) e furono costretti all’esilio o alla clausura in convento. Carlo venne così incoronato re dei Longobardi, oltre che dei Franchi.

Per diversi anni, i possedimenti longobardi mantennero le loro leggi anche se di fatto costituivano un dominio franco. Fu poi con Lotario I, nipote di Carlo Magno, che il regno longobardo fu ribattezzato “Regnum Italiae” e perse definitivamente leggi, cultura e identità.

(Le informazioni qui contenute sono di pubblico dominio).

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