L’ILLUMINISMO

(Scritto da Elisa Quaglia)

Il Settecento è ricordato come “ il secolo dei lumi” poiché nella sua prima metà – fino agli anni della Rivoluzione Francese – andò affermandosi un importante movimento culturale chiamato “Illuminismo“, il quale ebbe ripercussioni in campo letterario, politico, filosofico e pedagogico.

Il suo nome deriva dall’espressione “lume della ragione” poiché gli Illuministi erano convinti che la realtà circostante potesse essere conosciuta ed appresa appunto solo attraverso l’uso della ragione, caratteristica propria unicamente dell’essere umano, che attraverso di essa si eleva rispetto alle altre creature e diviene capace di seguire una condotta morale che gli permette di esercitare con magnanimità e giudizio il proprio potere.

Attraverso l’uso della ragione, gli Illuministi erano convinti che si potessero quindi migliorare le istituzioni e le forme di governo, e dunque amministrare al meglio il proprio Paese. Proprio in quel periodo vi furono alcuni sovrani che, seppur assoluti, seppero fare proprie le teorie illuministe e guidare i propri sudditi esercitando una benevolenza e un’apertura mentale mai vista in epoche precedenti: i cosiddetti “sovrani illuminati“.

Fra i sovrani (o despoti) illuminati si ricordano: Giuseppe II imperatore del Sacro Romano Impero e suo fratello Leopoldo I Granduca di Toscana (poi eletto Leopoldo II del Sacro Romano Impero), insieme al cognato Ferdinando II del Regno delle Due Sicilie; poi vi furono anche Federico II di Prussia, Caterina II di Russia, Gustavo III di Svezia e Carlo III di Spagna.

Giuseppe II d'Austria
“Giuseppe II d’Austria”. Immagine di pubblico dominio.

L’Illuminismo era sorto come forma di rigetto, da parte degli intellettuali del Settecento, verso l’oscurantismo applicato dai governi autoritari e dalle società grette dei secoli precedenti. Nel Seicento le scienze avevano compiuto importanti progressi grazie anche agli studi di Galileo Galilei e a quelli nel ‘500 di Nicolò Copernico; tuttavia, fenomeni come l’Inquisizione Spagnola e le condanne per eresia (si ricorda l’episodio famoso di Giordano Bruno che fu bruciato sul rogo nel 1600 per aver rigettato alcune credenze e superstizioni presenti nella chiesa cattolica dell’epoca) avevano continuato ad esistere impedendo alla società di elevarsi e di progredire da ogni punto di vista. Fu per questo che, quando andò formandosi un’élite più erudita, fatta di grandi pensatori e studiosi, l’antico metodo di governare – e soprattutto di pensare – venne considerato da questa ormai obsoleto e inadatto al bene della popolazione; non solo, ma perfino contrario alle stesse leggi di natura che avevano creato l’uomo, secondo gli Illuministi, come un “buon selvaggio”, incapace dei delitti di cui si erano invece macchiate le società corrotte dell’epoca.

La ragione era vista dunque come la “luce” che guidava l’intelletto umano e che gli avrebbe permesso di uscire dalle tenebre della superstizione e dell‘ignoranza. Per questo, gli Illuministi erano forti oppositori di miti e credenze  che fino ad allora erano stati un’importante parte della cultura dei popoli – e predicavano invece lo studio e la concretezza, ed un punto di vista logico e realistico nel trarre conclusioni sulla realtà fenomenica.

Il movimento prese origine in Inghilterra, ma fu soprattutto in Francia che si ebbero i suoi maggiori esponenti, soprattutto fra gli eruditi della borghesia. Questa nuova classe sociale era diventata una potenza economica e politica molto importante: benché i nobili godessero ancora dei privilegi feudali – fra cui l’esonero dal pagare le tasse – le cariche amministrative principali venivano gestite dai borghesi, mentre la nobiltà ricopriva cariche altisonanti ma agli effetti totalmente prive di reale potere.

I borghesi erano stati innalzati nel ‘600 dal re Luigi XIV a funzionari statali, e avevano quindi potuto arricchirsi ed elevarsi socialmente e culturalmente. Al contrario la nobiltà, privata delle proprie terre e dipendente unicamente dalla volontà del sovrano (situazione che era stata creata proprio da Luigi XIV per evitare sommosse da parte di questa classe sociale, come il movimento politico della Fronda) continuava a farsi portavoce di una mentalità arretrata e radicata nei concetti medievali di “diritto di nascita“, “omaggio al signore” e “diritto di vita e di morte sui propri subalterni“, ad eccezione di pochi sovrani illuminati che sorsero tuttavia presso altre corti d’Europa.

Luigi XIV re di Francia.

Gli Illuministi credevano al contrario nella libertà di pensiero, di culto e nella libera impresa, nonché nell’ uguaglianza sociale e a una forma di governo basato sull’equità. Fu proprio per questo che, alla fine del secolo XVIII, gli ideali illuministi aprirono la strada alla Guerra di Indipendenza Americana e alla Rivoluzione Francese, nonché alla nascita della Carta (o Dichiarazione) dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino.

Durante l’Illuminismo, inoltre, le scienze progredirono in tutta Europa: Alessandro Volta e Luigi Galvani condussero importanti studi sull’elettricità, Giovanni Battista Morgagni sull’anatomia umana e Carlo Linneo sulla biologia. Anche il campo della tessitura e della meccanica fecero grandi passi avanti, portando in Inghilterra la Rivoluzione Industriale.

Proprio il grande benessere economico della Gran Bretagna permise la nascita di questo nuovo movimento culturale nel Paese, e successivamente nel resto d’Europa. Negli stessi anni, questo grande sviluppo economico e culturale permise l’applicazione di alcune riforme (si ricorda, ad esempio, l’abolizione della pena di morte in Italia) in ambito politico e sociale.

Fra gli Illuministi francesi si ricordano:

  • François-Marie Arouet detto “Voltaire”
  • Jean-Jacques Rousseau (svizzero, ma naturalizzato francese)
  • Denis Diderot
  • Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert
  • Charles-Louis de Sécondat, barone di Montesquieu

 A loro si deve la pubblicazione di opere letterarie e filosofiche nelle quali vengono rigettati i dogmi comunemente accettati nei secoli antichi, e l’introduzione, attraverso questi stessi testi, di nuove dottrine basate sull’uso della ragione e sull’educazione secondo natura (es. “L’Emilio ovvero l’educazione” di Jean-Jacques Rousseau).

“Voltaire”. Ritratto di Nicolas Largillière conservato all’ Institut et Musée Voltaire. Immagine di pubblico dominio.

In particolare, Voltaire fu autore del celeberrimo romanzo “Candido, o l’ottimismo” (Candide, ou l’Optimisme) del 1759; Diderot fu editore della primissima Enciclopedia (Encyclopédie) o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (1751-1772) e del metaromanzo “Giacomo il fatalista e il suo padrone” (Jacques le fataliste et son maître) del 1796, a cui si ispirò l’omonima pièce teatrale di Milan Kundera del 1971; Montesquieu, a favore della ripartizione della tre forme di potere (legislativo, esecutivo e giudiziario) presso tre organi distinti (contrapponendosi all’idea di assolutismo), pubblicò “Lo spirito delle leggi” (De l’esprit des lois) nel 1748 e le “Lettere persiane” (Lettres persanes) nel 1721; D’Alembert fu invece autore dell’Enciclopedia assieme a Diderot, e di vari trattati di fisica.

(Vai anche all’appendice dedicata al CASTELLO DI ERMENONVILLE per saperne di più sull’illuminista Rousseau).

(Le informazioni qui contenute sono di pubblico dominio).

TORNA ALLA STORIA DI FRANCIA