JEAN DE LA FONTAINE

Jean de la Fontaine (1621-1695) fu un celebre poeta e favolista francese che, al pari di Esopo e di Fedro, amava scrivere favole (fables) che prendessero bonariamente in giro i vizi e i difetti umani, ma che al tempo stesso presentassero una morale e facessero riflettere il lettore su alcuni aspetti della vita. Per questo, i protagonisti delle sue favole venivano spesso rappresentati da animali simbolo di una determinata caratteristica umana (esempio: la volpe simbolo di furbizia, il leone simbolo di forza, la pecora simbolo di debolezza, ecc.).

COLOMBO
Una colomba, uno dei personaggi delle favole di Jean de la Fontaine. Foto by www.francesefacile.altervista.org. Pubblico dominio.

Le favole di La Fontaine erano vere e proprie poesie in rima, dotate anche di numerose figure retoriche, che si ispiravano a favole delle tradizione greca.

Se ne presentano alcune con il testo originale francese e la traduzione in italiano. La traduzione non è fedelissima perché si è voluta mantenere la rima presente nel testo originale.

GALLI
Due galli, due personaggi usuali nelle favole di Jean de la Fontaine. Foto by www.francesefacile.altervista.org. Pubblico dominio.

LE CORBEAU E LE RENARD (Il corvo e la volpe)

Maître Corbeau, sur un arbre perché,

Tenait en son bec un fromage.

Maître Renard, par l’odeur alléché,

Lui tint à peu près ce langage :

“Hé ! bonjour, Monsieur du Corbeau.

Que vous êtes joli ! que vous me semblez beau !

Sans mentir, si votre ramage

Se rapporte à votre plumage,

Vous êtes le Phénix des hôtes de ces bois. “

A ces mots le Corbeau ne se sent pas de joie ;

Et pour montrer sa belle voix,

Il ouvre un large bec, laisse tomber sa proie.

Le Renard s’en saisit, et dit : “Mon bon Monsieur,

Apprenez que tout flatteur

Vit aux dépens de celui qui l’écoute :

Cette leçon vaut bien un fromage, sans doute. “

Le Corbeau, honteux et confus,

Jura, mais un peu tard, qu’on ne l’y prendrait plus.

TRADUZIONE E ADATTAMENTO by francesefacile.altervista.org/blog/

Mastro Corvo, su di un albero appollaiato,

teneva nel suo becco un formaggio.

Mastro Volpe, dall’odore allettato,

A lui si rivolse con questo linguaggio:

“Ehi! buongiorno, signor corvo nero.

Come siete carino! E come siete fiero!

In verità, se il vostro gorgheggio

è comparabile al vostro piumaggio,

degli animali siete voi la Fenice!”

A queste parole, il corvo è felice;

e per dimostrargli come è bravo a cantare,

apre il suo becco e il formaggio lascia andare.

La volpe lo afferra, e dice: “Mio buon signore,

dovete imparare che ciascun adulatore

vive dipendendo da colui che l’ascolta.

E questa lezione val ben che la preda vi sia tolta.”

Il corvo, confuso e mortificato,

giurò, ma troppo tardi, che non ci sarebbe mai più cascato.

LA CIGALE ET LA FOURMI (La cicala e la formica)

La Cigale, ayant chanté

Tout l’été,

Se trouva fort dépourvue

Quand la bise fut venue :

Pas un seul petit morceau

De mouche ou de vermisseau.

Elle alla crier famine

Chez la Fourmi sa voisine,

La priant de lui prêter

Quelque grain pour subsister

Jusqu’à la saison nouvelle.

“Je vous paierai, lui dit-elle,

Avant l’Oût, foi d’animal,

Intérêt et principal. “

La Fourmi n’est pas prêteuse :

C’est là son moindre défaut.

Que faisiez-vous au temps chaud ?

Dit-elle à cette emprunteuse.

– Nuit et jour à tout venant

Je chantais, ne vous déplaise.

– Vous chantiez ? j’en suis fort aise.

Eh bien! dansez maintenant.

TRADUZIONE E ADATTAMENTO by francesefacile.altervista.org/blog/

La Cicala, è ben che sappiate,

aveva cantato tutta l’estate,

E si trovò senza provviste

Quando l’inverno arrivò freddo e triste,

senza potersi fare uno spuntino

né di un vermetto né di un moscerino.

E perciò andò a gridare affamata

dalla Formica vicino alloggiata

Se le poteva per caso prestare

Un chicco di grano per arrivare

alla stagione primaverile.

E allora le disse:” Siate gentile.

Vi ripagherei prima di agosto,

è un pensiero per me al primo posto.”

Ma la Formica non sente ragione:

E’ questo il suo peggior difetto.

E quindi le chiede con vago sospetto:

– Che facevate nella bella stagione?

Giorno e notte per tutta l’estate

Ho cantato solamente.

– Cantavate senza far niente?

Ebbene ora è inverno: adesso danzate.

LE RENARD ET LES RAISINS (La volpe e l’uva)

Certain renard gascon, d’autres disent normand,

Mourant presque de faim, vit au haut d’une treille 

Des raisins mûrs apparemment 

Et couverts d’une peau vermeille.

Le galand en eut fait volontiers un repas;

Mais comme il n’y pouvait point atteindre:

«Ils sont trop verts, dit-il, et bons pour des goujats.»

Fit-il pas mieux que de se plaindre?

TRADUZIONE E ADATTAMENTO by francesefacile.altervista.org/blog/

Una volpe, c’è chi dice normanna o guascona,

moriva di fame, e vide pendere da un vitigno

Dell’uva che sembrava molto buona

Ricoperta da un manto carminio.

La furbacchiona se la mangiava con gli occhi

Ma si disse, non potendo arrivarci,

” E’ ancora acerba, e buona per gli sciocchi.”

E così è meglio fare che lamentarci.

LE LION ET LE RAT (Il leone e il topolino)

Il faut, autant qu’on peut, obliger tout le monde :

On a souvent besoin d’un plus petit que soi.

De cette vérité deux Fables feront foi,

Tant la chose en preuves abonde.

Entre les pattes d’un Lion

Un Rat sortit de terre assez à l’étourdie.

Le Roi des animaux, en cette occasion,

Montra ce qu’il était, et lui donna la vie.

Ce bienfait ne fut pas perdu.

Quelqu’un aurait-il jamais cru

Qu’un Lion d’un Rat eût affaire ?

Cependant il advint qu’au sortir des forêts

Ce Lion fut pris dans des rets,

Dont ses rugissements ne le purent défaire.

Sire Rat accourut, et fit tant par ses dents

Qu’une maille rongée emporta tout l’ouvrage.

Patience et longueur de temps

Font plus que force ni que rage.

TRADUZIONE E ADATTAMENTO by francesefacile.altervista.org/blog/

Bisogna riconoscere, sia in patria che altrove,

Che spesso dei più piccoli si ha necessità.

Due favole riportano questa verità

Tanto nel mondo ne abbondano di prove.

Tra le zampe di un leone

Finì un topolino dall’aria stordita.

Il Re degli animali, in quell’occasione,

Mostrò chi era, e gli dette la vita.

E fece bene, so quel che dico.

Lo credereste un leone amico

di un topolino grande quanto un dente?

Tuttavia il leone uscì dalla foresta

E rimase impigliato coda e testa

Dentro una rete molto resistente.

Venne il topolino e la iniziò a rosicchiare

togliendo il leone fuori dai guai.

La pazienza può a volte realizzare

Quello che la forza non riuscirà mai.

LE RAT DE VILLE ET LE RAT DES CHAMPS (Il topo di città e il topo di campagna)

Autrefois le rat de ville
Invita le rat des champs,
D’une façon fort civile,
A des reliefs d’ortolans.

Sur un tapis de Turquie
Le couvert se trouva mis.
Je laisse à penser la vie
Que firent ces deux amis.

Le régal fut fort honnête :
Rien ne manquait au festin;
Mais quelqu’un troubla la fête
Pendant qu’ils étaient en train.

A la porte de la salle
Ils entendirent du bruit :
Le rat de ville détale ,
Son camarade le suit.

Le bruit cesse, on se retire :
Rats en campagne aussitôt ;
Et le citadin de dire :
“Achevons tout notre rôt.

– C’est assez, dit le rustique ;
Demain vous viendrez chez moi.
Ce n’est pas que je me pique
De tous vos festins de roi ;

Mais rien ne vient m’interrompre :
Je mange tout à loisir.
Adieu donc. Fi du plaisir
Que la crainte peut corrompre ! “

TRADUZIONE E ADATTAMENTO by francesefacile.altervista.org/blog/.

Una volta il topo di città
Il topo di campagna invitò
Con grande cordialità
a fermarsi da lui per un po’.

Sopra un tappeto persiano
il banchetto era già apparecchiato.
Immaginatevi il topo villano
Che gioia che ebbe provato.

Il pasto fu davvero perfetto;
Niente mancava al festino:
Ma qualcosa turbò quel banchetto
Mentre ancora mangiava il topino.

Alla porta della sala grande
Sentirono un rumore inaudito:
Il topo di città se la dette a gambe
Seguito dal suo fido amico.

Il suono cessa e se ne va
E con lui anche il topo di campagna;
A nulla serve che il topo di città
Gli dica di godersi ancora la cuccagna.

– Ne ho abbastanza, disse il primo.
Domani sarà lei a venire da me,
Non che detesti il pranzo luculliano
E i vostri festini da re.

Ma a me nessuno interrompe
Quando mangio a casa mia.
Addio dunque. Nessuno corrompe
Quel che la paura può portare via!”

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