LA BESTIA DEL GÉVAUDAN

Quello della “bestia del Gévaudan” è un mistero ancora irrisolto dall’epoca di Luigi XV.

Il Gévaudan era un’antica provincia della Francia, oggi inglobata all’interno del dipartimento della Lozère nella regione dell’Occitania.

Il Gévaudan, immagine tratta dal sito di Wikipedia.org.

Tra il 1764 e il 1767, si racconta che qui avvennero numerose aggressioni e uccisioni di contadini e pastori per mano di una strana bestia che non fu mai possibile collocare all’interno di una specie animale tra quelle conosciute. Coloro che sopravvivevano ai suoi attacchi la descrivevano simile a un lupo, a volte a un leone e altre volte a una iena. 

Oggi c’è chi sostiene che potesse essere un cane particolarmente grosso, oppure addirittura una tigre. All’epoca, tuttavia, si pensò addirittura a un lupo mannaro.

L’unica cosa certa è che si cibava solo di esseri umani e di nessun altro tipo di animale. Registrate ufficialmente furono solo 136 vittime, ma si ipotizza che avessero potuto superare 500 in tre anni.

Inoltre, nessuno sa con precisione se la bestia sia sopravvissuta oppure no, dal momento che molti sostennero all’epoca di averla uccisa nonostante gli attacchi che in seguito continuarono.

Illustrazione dell’epoca raffigurante la bestia del Gévaudan. La scritta dice: ” Figura del mostro che desola il Gévaudan. Questa bestia è della taglia di un giovane toro, attacca di oreferenza le donne e i bambini, beve il loro sangue, taglia loro la testa e la porta via. sono promessi 2700 a chi ucciderebbe questo animale”.

Le prime vittime della bestia furono alcune pastorelle, la più famosa delle quali si chiamava Jeanne Boulet. Il suo corpo venne trovato parzialmente divorato nel 1764, e da allora le aggressioni e uccisioni aumentarono progressivamente. Informato di ciò, lo stesso re Luigi XV prese a cuore la faccenda e mandò diversi delegati a ripulire i boschi nei quali si nascondeva il mostro.

Il primo che fu inviato dalla corte, fallendo, fu il capitano Jean Boulanger Duhamel, che nel 1758 era divenuto capitano aiutante dei volontari di Clermont-Prince, e nel 1771 si aggiunse ai cavalieri dell’ordine reale e militare di San Luigi (Ordre Royal et Militaire de Saint-Louis). In seguito fu inviato Jean-Charles-Marc-Antoine Vaumesle d’Enneval, considerato all’epoca il miglior cacciatore di lupi dei suoi tempi. Il 13 aprile 1765 egli riuscì a uccidere una lupa che somigliava alla descrizione dei pastori. Tuttavia, nel maggio dello stesso anno gli attacchi continuarono.

L’11 agosto 1765 la bestia fu presumibilmente uccisa dalla perpetua di un parroco della zona, Marie Jeanne Vallet: la donna, aggredita dalla bestia, riuscì a ferirla a morte conficcandole una baionetta nel petto, ma non poté accertarsi del decesso perché l’animale fuggì nella foresta.

Illustrazione dell’epoca raffigurante una delle aggressioni della bestia del Gévaudan.

Il 28 agosto le truppe di François Antoine, cacciatore di corte e portatore dell’archibugio reale, uccisero un’altra bestia di dimensioni spaventose che venne imbalsamata e portata a corte per mostrarla al re: somigliante a un lupo, era alta 78 centimetri e pesava circa 60 chili. Luigi XV considerò in quella data terminata la caccia al mostro.Tuttavia a Lorcières, sempre nel Gévaudan, la bestia tornò ad attaccare nel mese di dicembre.

L’ultimo presunto mostro venne ucciso il 19 giugno del 1767 da Jean Chastel, un contadino che lavorava per il marchese del Gévaudan, Jean-Joseph de Chateauneuf Randon. Secondo la leggenda, venne ucciso da un proiettile argentato come si usa con i licantropi.

Illustrazione dell’epoca raffigurante l’uccisione della bestia del Gévaudan.

Oggi Jean Chastel viene considerato un eroe e gli è dedicato un monumento a La Besseyre-Saint-Mary (regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi), ma all’epoca il re lo considerò un imbroglione che si era proclamato uccisore del mostro quando questo era già stato ucciso 2 anni prima da  François Antoine. 

A questa vicenda si ispira il film del 2001 “Il patto dei lupi” (Le Pacte des loups) diretto da Cristophe Gans, che nel 2014 diresse anche il film de La Bella e la Bestia“.

Auvers, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, è presente anche una statua raffigurante le aggressioni della bestia, scolpita da Philippe Kaeppelin.

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