LE PARRUCCHE DEL SETTECENTO

Il Settecento, oltre che per essere “il secolo dei lumi“, è ricordato anche per essere stato “il secolo delle parrucche”. Fu infatti in questo periodo che la moda della parrucca ebbe la sua massima espressione.

La moda delle parrucche (coiffes) nasce in Francia nella seconda metà del Seicento, sotto il Re Sole Luigi XIV (1638-1715). Questi, avendo perduto i suoi capelli a causa di una febbre violentissima che lo colpì in giovane età, iniziò in età adulta a portare una parrucca del colore dei suoi veri capelli (nero corvino) e a imporre tale moda presso tutti i suoi cortigiani, sia uomini che donne.

Il Re Sole con la parrucca.

L’usanza di portare la parrucca non era nuova tra i reali, infatti già suo padre, Luigi XIII (1601-1643), in tarda età aveva iniziato a portarla per nascondere la perdita dei capelli che lo aveva colpito intorno ai 35 anni. Anche la regina Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603), avendo perduto la sua capigliatura fulva a causa di una misteriosa febbre, usava portare una parrucca rossa e ricciuta per nascondere questa sua vergogna, cosa che dette sempre all’attaccatura dei suoi capelli un aspetto innaturale poiché la fronte appariva quantomai alta, come rasata.

Elisabetta I d’Inghilterra con la parrucca in testa.

Tuttavia, con Luigi XIV l’abitudine personale iniziò a diventare una moda di tutta la corte, poiché questo sovrano, temendo una rivolta della nobiltà come era accaduto negli anni della sua giovinezza, impose a tutti gli aristocratici uno stile di vita che prevedeva la totale venerazione della sua persona e l’ubbidienza cieca a ogni suo capriccio in cambio di numerosi privilegi altrimenti non acquisibili. Per questa ragione il suo soprannome fu Re Sole (Roi Soleil): poiché presso la reggia di Versailles, fatta da lui costruire tra il 1660 e il 1680, la vita dei nobili doveva ruotare attorno alla sua come i pianeti ruotano attorno al sole nel sistema solare, già allora conosciuto grazie agli studi di Niccolò Copernico (1473 – 1543) e Galileo Galilei (1564- 1642). Non deve quindi stupire il fatto che la moda di portare la parrucca, poiché usanza del Re Sole, venne accolta senza alcuna opposizione da tutti i nobili della corte, abituati da tempo alle imposizioni e alle stravaganze del sovrano.

A quell’epoca la Francia, grazie alla grande stabilità politica e alle sue numerose colonie apportatrici di ricchezze dal Nuovo Mondo, era vista come il Paese più fiorente di tutta l’Europa, oggetto di ammirazione da parte di tutte le altre nazioni. Fu così che, per emulare la moda francese, l’utilizzo della parrucca si propagò presto in tutto il continente europeo e poi nel resto dell’occidente, questo soprattutto nel secolo XVIII. Ancora oggi questa moda permane in alcune zone e in certi contesti, come in Inghilterra, dove giudici e avvocati sono tuttora obbligati a portare la parrucca sulla testa nell’esercizio delle loro funzioni in tribunale.

Inizialmente, la parrucca aveva il semplice compito di sostituire la folta “criniera” andata perduta, ma nel Settecento iniziò ad essere considerata dai sovrani qualcosa di più: un “accessorio” raffinato e indispensabile, un completamento dell’abbigliamento con cui manifestare tutto lo sfarzo e la propria vanità, anche se i capelli crescevano ancora; questo anche perché nel Seicento e nel Settecento, soprattutto in Francia, i capelli veri erano generalmente molto sporchi e pieni di pidocchi, poiché si aveva la convinzione (o meglio, superstizione) che lavarsi il corpo e i capelli favorisse il passaggio delle numerose malattie attraverso la dilatazione dei pori della pelle e del cuoio capelluto causata dall’acqua calda. Per questo, i bagni erano rarissimi anche presso la nobiltà, e dunque la parrucca aveva lo scopo anche di nascondere i vari problemi che i capelli presentavano, assieme alla loro tintura con pomate che ne coprissero il vero colore e l’untuosità.

Le parrucche più utilizzate erano inizialmente coperte di cipria bianca, capace sia di conferire un aspetto luminoso ed angelico a chi la portava che di imitare il colore delle pomate utilizzate per fare uno “shampoo secco” ai capelli, ma nel Settecento iniziarono ad apparire anche parrucche colorate di rosa, di viola, di grigio e di marrone.

Scena tratta dal film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola (2006). Come si può vedere, la maggior parte delle parrucche sono cosparse di cipria bianca.

Nel XVIII secolo furono soprattutto le donne ad apprezzare l’invenzione della parrucca, che divenne uno dei simboli della moda barocca e soprattutto del settecentesco Rococò (clicca sul link per saperne di più), sebbene il suo uso si protrasse anche più in là, quando quest’ultimo venne soppiantato dallo stile Neoclassico.

Nel Rococò, stile frivolo e raffinato nato in Francia tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento – e che ebbe maggiore espressione durante il regno di Luigi XV (1715-1774) – era uso far risaltare moltissimo la sensualità della figura femminile la quale, da “angelicata” come era sempre stata vista e celebrata dai poeti, iniziò a divenire più maliziosa e intrigante, e ad essere maggiormente apprezzata dai gentiluomini proprio per queste sue sfumature. Ecco perché, oltre a parrucche molto estrose, che accentuassero questa leggiadra sensualità della donna, in quest’epoca apparvero anche abiti con ampie scollature al décolleté e dietro la schiena, corsetti stretti che risaltassero le forme del corpo e nèi finti capaci di dare alle nobildonne un aspetto intrigante e civettuolo. Nello stesso periodo, a Versailles divenne celebre la cosiddetta “eau d’ange“, un’essenza che aveva la fama di rendere la pelle bianchissima in modo da accompagnarsi alle tinte immacolate delle parrucche e da accentuare il colore dei nèi finti e delle labbra rossissime che venivano portate dalle donne del Settecento.

La donna nel Settecento diventa molto più maliziosa e sensuale, come testimonia il quadro “L’altalena”, dipinto di Jean-Honoré Fragonard nel 1767.

La tintura delle parrucche bianche veniva fatta con ciprie ottenute da amido di riso o amido di mais quando queste erano già state poste sulla testa. Le ciprie venivano utilizzate spesso anche solo per ravvivarne il colore ed era consuetudine che, durante l’operazione, venissero applicati un cono di carta sulla faccia e una mantellina sulle spalle per evitare che la cipria si cospargesse sul volto e sui vestiti.

Le parrucche colorate iniziarono ad andare di moda soprattutto tra le donne, ma non di rado venivano indossate anche dagli uomini più estrosi ed eccentrici, come il celebre musicista austriaco Wolfgang Amadeus Mozart, il quale era solito portare parrucche di colori diversi.

Processo di colorazione delle parrucche con le polveri bianche.

Le parrucche erano fatte di capelli veri che le giovani donne del popolo vendevano per riuscire a guadagnare qualcosa e a sopravvivere, infatti la donazione di capelli era molto ben retribuita da tutti i parrucchieri, che nel Settecento facevano affari d’oro grazie alla moda diffusissima della parrucca. Fu proprio in questo secolo che il nome “barbiere” venne sostituito da quello di “parrucchiere” (in francese “coiffeur” ), e cioè appunto “acconciatore di parrucche”, termine che è rimasto tale fino ai giorni nostri anche se pian piano sta venendo sostituito con quello più moderno di “hair stylist”.

Per ottenere un’intera parrucca, che andava poi trattata con polveri, ciprie e pomate, e infine pettinata e acconciata, erano necessarie diverse ciocche di diversa provenienza, a volte anche crine di cavallo o di capra quando le risorse umane scarseggiavano. Tutto ciò rendeva le parrucche molto costose e non abbordabili per i membri delle classi sociali più basse. Alcune acconciature, quindi, prevedevano l’uso di parte di capelli posticci e parte dei propri capelli veri (questi ultimi ricoperti con le stesse tinture dei tupé), onde poter sostenere i prezzi eccessivi della moda settecentesca. Oltre ad essere molto costose (le parrucche più eleganti erano persino decorate con gioielli e pietre preziose), le parrucche avevano bisogno di essere continuamente rinnovate perché le pomate utilizzate per la loro preparazione irrancidivano dopo qualche giorno cominciando a emanare cattivi odori e ad attirare mosche e parassiti, benché venissero profumate con le stesse essenze floreali usate per il corpo.

All’inizio del Settecento, per le donne la chioma posticcia veniva applicata solo in cima alla testa, mentre lungo la schiena scendevano i propri capelli elegantemente ondulati ed arricciati, come nello stile “Fontanges” così chiamato in onore dell’amante di Luigi XIV. Il taglio e l’acconciatura erano di tipo diverso per le parrucche da uomo e per quelle da donna, ma per entrambi andavano di moda boccoli e riccioli ottenuti con nastri e bigodini. Con Madame de Pompadour, l’amante del re Luigi XV, i tupé vennero rimpiazzati da parrucche intere, ma con uno stile molto sobrio, un taglio corto e piccoli riccioli ai lati.

Ritratto di Madame de Pompadour, che, come si può vedere, portava parrucche semplici e dal taglio corto.

Invece, con la regina Maria Antonietta (1755-1793), moglie di Luigi XVI e ultima regina di Francia, la parrucca da donna divenne qualcosa di veramente unico, raggiungendo proporzioni smisurate e presentando acconciature di difficilissima realizzazione: le parrucche, inizialmente basse e dallo stile sobrio ma grazioso, alla fine del Settecento divennero sempre più alte e pesanti, raggiungendo oltre il metro di lunghezza e iniziando a venir decorate con fiori, nastri, piume o addirittura veri uccellini in gabbia e modellini di velieri (si ricorda il modellino riproduzione del veliero francese “Belle Poule” che la regina Maria Antonietta usò per decorare la sua parrucca nel 1778 per festeggiare la sconfitta del veliero inglese “Arethusa” durante la guerra d’indipendenza americana).

Scena tratta dal film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola (2006). In questa immagine è possibile notare l’eccessiva ampiezza della parrucca della regina e la sua ricca decorazione.

L’inventore di tali “opere d’arte” fu Monsieur Léonard, il parrucchiere personale di Maria Antonietta. Per accondiscendere ai capricci della sovrana, che si dava alle spese folli e alla moda eccessivamente estrosa per dimenticare i suoi dispiaceri coniugali, questo celebre parrucchiere inventò acconciature stranissime che fecero immediatamente scalpore tra la nobiltà e vennero copiate da tutte le dame. La più famosa di queste fu l’acconciatura “a impalcatura” (pouf), che prevedeva il posizionamento di un telaio metallico sulla testa che veniva poi ricoperto da ciocche di capelli impomatati a cui venivano date forme diverse come fossero stati dei blocchi di marmo. La realizzazione di questa acconciatura prevedeva ore e ore di lavoro, e talvolta anche due giorni interi, cosa che costringeva le nobildonne a grandissimi sacrifici soprattutto al momento di dover andare a letto.

A causa dell’altezza eccessiva delle sue parrucche, Maria Antonietta aveva difficoltà a passare dalle porte e soprattutto a entrare nelle carrozze, cosa che la costrinse poco dopo ad abbandonare queste acconciature estreme per adottare uno stile più pacato e più consono alla sua posizione. Questo accadde più o meno dopo il 1781, quando Maria Antonietta si trasferì coi primi due figli nel palazzo del Petit Trianon per vivere una vita più ritirata e a contatto con la natura, lontano dai pettegolezzi e dal rigido cerimoniale della corte. Qui, lo stile della regina di Francia divenne più sobrio e campestre, ed anche le parrucche – che comunque non furono mai abbandonate –  divennero pian piano più basse, rigonfie solamente ai lati e non più in verticale, anche per nascondere la perdita di capelli sulle tempie che la regina ebbe dopo la sua seconda gravidanza e soprattutto in seguito al grandissimo stress causato dall’Affare della Collana, che ebbe luogo dal 1785 al 1786. Questo nuovo tipo di acconciatura, inventata sempre dall’abile Monsieur Léonard, venne chiamata “à l’enfant” appunto perché creata dopo la nascita dell’erede al trono.

Maria Antonietta con l’acconciatura “à l’enfant”.

Se per le donne andavano di moda soprattutto acconciature alte e piene di boccoli ai lati, per gli uomini lo stile prediletto era il codino di cavallo legato da un nastro dietro la nuca, spesso rifinito da larghi boccoli sopra le orecchie. Tuttavia, negli uomini non si videro mai quelle acconciature estreme che andavano di moda per le donne, neppure alla fine del Settecento.

L’uso della parrucca decadde del tutto sotto Napoleone Bonaparte, quando questi venne incoronato Imperatore dei Francesi nel 1804. Già dopo la Rivoluzione Francese, con il prevalere delle classi meno abbienti, la parrucca iniziò a venire lentamente abbandonata poiché già poco portata dai ceti sociali non nobili. Anche per le donne iniziarono ad andare di moda riccioli naturali e cuffiette, anche perché la parrucca veniva associata allo stile di vita dell’aristocrazia decaduta, e dunque anche la moda sentiva il bisogno di rinnovarsi e rinfrescarsi di pari passo con la nuova situazione politica e amministrativa.

Un tentativo di ripristino della parrucca ci fu quando nel 1815 la Restaurazione decise di rimettere sul trono di Francia i Borboni, la famiglia reale a cui apparteneva Luigi XVI, il re destituito e ghigliottinato durante la Rivoluzione; ma la moda e lo stile di vita ormai erano irreversibilmente cambiati, e l’Ottocento si affermò come un secolo in cui la frivolezza del Settecento, con le sue parrucche, i suoi ventagli e le sue ciprie, venne completamente abbandonata.

(Se sei interessato, vai anche alla pagina dedicata a I SANCULOTTI E L’ABITO RIVOLUZIONARIO per saperne di più sulla moda che si affermò dopo la Rivoluzione Francese).

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