“Le Roman de la Rose” (Il romanzo della rosa) è un poema allegorico francese composto in versi (ottosillabi) dai poeti Guillaume de Lorris e Jean de Meung (nome completo: Jean Chopinel de Meung-sur-Loire) tra il 1235 e il 1285.
I due autori si occuparono della stesura delle due diverse parti in cui il romanzo è diviso, e a ognuna seppero dare un carattere diverso: lo stile di Guillaume de Lorris è infatti più cavalleresco e incentrato sull’amor cortese, mentre Jean de Meung preferisce fare una satira dei personaggi del suo tempo e della società medievale.
Poiché è lo stesso Jean de Meung a dare informazioni sul precedente autore all’interno dell’opera, è possibile che Guillaume de Lorris non sia mai veramente esistito e sia solo un’invenzione letteraria di Jean de Meung. Seppur con stili molto diversi, entrambi sono in grado di fornire al lettore un panorama dettagliato dei costumi e della società del XIII secolo, ben delineato all’interno della trama.
Sebbene sia conosciuto col nome di “romanzo” poiché scritto in lingua “romanza” (ossia neolatina), il testo è in realtà un poema che narra le avventure fantastiche di Amante, un giovane che si risveglia in un giardino meraviglioso nel mese di maggio, dove, attraverso lo specchio di Narciso, vede e si innamora di una Rosa. Tutta la vicenda narra dunque delle prove che il ragazzo dovrà superare per conquistare la sua amata, aiutato dalla dea Venere e ostacolato dalla personificazione dei suoi sentimenti.
La storia vuole essere un’allegoria dell’amore tra uomo e donna, con la donna trasformata in una rosa ed il mese di maggio considerato la stagione propizia all’innamoramento.
Lo stile è volutamente poetico e raffinato, come in tutti i poemi che trattano dell’amor cortese.
Il termine “amor cortese” venne coniato per la prima volta nel 1883 dal critico francese Gaston Paris per descrivere i contenuti romantici della poesia trobadorica e troviera, e in particolar modo quelli espressi dal troviero Chrétien de Troyes nella sua famosissima opera “Lancillotto o il cavaliere della carretta” (Lancelot ou le Chevalier à la charrette) scritta alla fine del XII secolo.
I temi fondamentali dell’amor cortese, ripresi poi in Italia dal “dolce Stilnovo”, erano sempre:
- l’innamoramento tra uomo e donna, entrambi dotati di nobili inclinazioni morali che li rendono propensi a tale sentimento;
- il culto e la venerazione della donna, vista come un essere divino, angelico;
- l’irraggiungibilità della donna, quasi sempre sposata o comunque nell’impossibilità di ricambiare i sentimenti del suo innamorato. L’amore tra i due innamorati è sempre impossibile e proibito, o dalla legge o dalla morale.
- l’inferiorità dell’uomo rispetto alla donna e il porsi per questo al servizio della donna amata senza chiedere nulla in cambio;
- l’amore sensuale tra gli innamorati, mai platonico e sempre destinato a consumarsi a un certo punto della trama;
- la presenza di sentimenti contrastanti nell’uomo, eternamente combattuto tra ebbrezza e senso di colpa, soprattutto verso i dettami della fede cristiana.
“Le Roman de la Rose” ottenne un grandissimo successo sin dalla sua prima pubblicazione (circa 1280), e ispirò i poemetti “Il fiore” e “Detto d’Amore” del poeta fiorentino Dante Alighieri, pubblicati più o meno nello stesso periodo del poema francese.
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