MARGUERITE DURAS

Marguerite Duras (1914-1996) è stata un’importante scrittrice francese del Novecento, esponente di quello che è chiamato Nouveau Roman (Nuovo romanzo), un tipo di genere narrativo in cui il lettore non deve più immedesimarsi nei personaggi per cogliere il senso della storia, ma nell’autore, cercando di capire il suo punto di vista durante la narrazione.

Il suo vero nome era Marguerite Germaine Marie Donnadieu ed era figlia di un professore di matematica e di un’istitutrice francesi. Nata a Gia-Dihn, presso Saigon in Vietnam (a quell’epoca Indocina francese), visse un’infanzia molto dolorosa dopo la perdita del padre nel 1918. Cresciuta dalla madre assieme al fratello e alla sorella, lasciò il Paese nativo nel 1932 per recarsi in Francia a studiare all’università.

Marguerite Duras negli anni della giovinezza. Immagine di pubblico dominio.

Il marito, Robert Antelme, nato in Corsica, fu anch’egli come lei un importante letterato francese, che subì la deportazione nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale e morì nel 1947.

Marguerite è morta a Parigi nel 1996 per un tumore alla gola, dopo aver scritto pièce teatrali e numerosi romanzi nei quali contempla la sua infanzia in Oriente e la bellezza del suo Paese d’origine.

Si riporta in questa pagina un brano tratto dall’opera “L’amante” (L’amant) scritta 1984, nel quale l’autrice narra un evento significativo della sua giovinezza: il giorno in cui decise di tagliare i suoi lunghi capelli, atto che simboleggia la fine dell’infanzia e l’inizio di una nuova vita da adulta nella metropoli parigina. La traduzione del brano è in fondo al testo originale francese.

“Je n’avais jamais vu de film avec ces Indiennes qui portent ces mêmes chapeaux à bord plat et des tresses par le devant de leur corps. Ce jour-là j’ai aussi des tresses, je ne les ai pas relevées comme je le fais d’habitude, mais ce ne sont pas les mêmes. J’ai deux longues tresses par le devant de mon corps comme ces femmes du cinéma que je n’ai jamais vues mais ce sont des tresses d’enfant. Depuis que j’ai le chapeau, pour pouvoir le mettre je ne relève plus mes cheveux. Depuis quelque temps je tire fort sur mes cheveux, je les coiffe en arrière, je voudrais qu’ils soient plats, qu’on les voie moins. Chaque soir je les peigne et je refais mes nattes avant de me coucher comme ma mère m’a appris. Mes cheveux sont lourds, souples, douloureux, une masse cuivrée qui m’arrive aux reins. On dit souvent que c’est ce que j’ai de plus beau et moi j’entends que ça signifie que je ne suis pas belle. Ces cheveux remarquables je les ferai couper à vingt-trois ans à Paris, cinq ans après avoir quitté ma mère. J’ai dit: coupez. Il a coupé. Le tout en un seul geste, pour dégrossir le chantier, le ciseau froid a frôlé la peau du cou. C’est tombé par terre. On m’a demandé si je les voulais, qu’on en ferait un paquet. J’ai dit non. Après on n’a plus dit que j ‘avais de beaux cheveux, je veux dire on ne l’a plus jamais dit à ce point-là, comme avant on me le disait, avant de les couper. Après, on a plutôt dit elle a un beau regard. Le sourire aussi, pas mal.”

TRADUZIONE IN ITALIANO by francesefacile.altervista.org/blog

“Non avevo mai visto dei film con quelle indiane che portano questi stessi cappelli a bordo piatto e delle trecce davanti al corpo. Quel giorno là, avevo anch’io delle trecce, non le ho raccolte come faccio di solito, ma non sono le stesse. Ho due lunghe trecce davanti al corpo come quelle donne del cinema che non ho mai visto ma sono delle trecce infantili. Da quando ho il cappello, per poterlo mettere non raccolgo più i capelli. Da qualche tempo tiro forte i mei capelli, li raccolgo dietro in una crocchia e vorrei che fossero piatti, che si vedessero meno. Ogni sera li pettino e mi rifaccio le trecce prima di dormire come mi ha insegnato mia madre. I miei capelli sono pesanti, morbidi, dolorosi, una massa ramata che mi arriva alle reni. Si dice spesso che è ciò che ho di più bello e io sento che significa che non sono bella. Questi notevoli capelli li farò tagliare a ventitre anni a Parigi, cinque anni dopo aver lasciato mia madre. Ho detto: tagliate. Ha tagliato. Il tutto in un solo gesto, per sgrossare la costruzione, le fredde forbici hanno sfiorato la pelle del collo. E’ caduto per terra. Mi hanno chiesto se li volevo, che ne avrebbero fatto un pacchetto. Ho detto di no. Dopo non hanno più detto che avevo dei bei capelli, voglio dire che non l’hanno più detto a quel punto, come me lo dicevano prima, prima di tagliarli. Dopo, hanno detto piuttosto un bello sguardo. Il sorriso anche, non male.”

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