STÉPHANE MALLARMÉ

Si presentano alcune poesie del poeta francese Stéphane Mallarmé (1842-1898) che dedicò una lirica al monumento funebre di Charles Baudelaire, precursore del movimento letterario noto come “Decadentismo”, a cui aderì anche lo stesso Mallarmé.

Mallarmé
Stéphane Mallarmé negli anni giovanili. Pubblico dominio.

Le Tombeau de Charles Baudelaire (La tomba di Charles Baudelaire)

 (traduzione in fondo)

Le temple enseveli divulgue par la bouche

Sépulcrale d’égout bavant boue et rubis

Abominablement quelque idole Anubis

Tout le museau flambé comme un aboi farouche

Ou que le gaz récent torde la mèche louche

Essuyeuse on le sait des opprobres subis

Il allume hagard un immortel pubis

Dont le vol selon le réverbère découche

Quel feuillage séché dans les cités sans soir

Votif pourra bénir comme elle se rasseoir

Contre le marbre vainement de Baudelaire

Au voile qui la ceint absente avec frissons

Celle son Ombre même un poison tutélaire

Toujours à respirer si nous en périssons.

TRADUZIONE (by francesefacile.altervista.org/blog/)

Il tempio seppellito divulga dalla bocca

Sepolcrale di (una) fogna sbavante fango e rubino

Abominevolmente qualche idolo Anubi

Col muso tutto in fiamme come un latrato feroce

O che il gas recente torca lo stoppino obliquo

Raccogliente si sa degli obbrobri subìti

Esso illumina sconvolto un immortale pube

Il cui volo secondo il riverbero conduce a un nuovo letto

Quale fogliame essiccato nelle città senza sera

potrà votivo benedire com’ella rimanere

invano contro il marmo di Baudelaire

Al velo che la cinge assente con dei brividi

Quella sua Ombra stessa un veleno tutelare

Sempre da respirare se noi ne periamo.

Brise marine (Brezza marina)

(traduzione in fondo)

La chair est triste, hélas! et j’ai lu tous les livres.

Fuir! là-bas fuir! Je sens que des oiseaux sont ivres

D’être parmi l’écume inconnue et les cieux!

Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux

Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe

O nuits! ni la clarté déserte de ma lampe

Sur le vide papier que la blancheur défend

Et ni la jeune femme allaitant son enfant.

Je partirai! Steamer balançant ta mâture,

Lève l’ancre pour une exotique nature!

Un Ennui, désolé par les cruels espoirs,

Croit encore à l’adieu suprême des mouchoirs!

Et, peut-être, les mâts, invitant les orages

Sont-ils de ceux qu’un vent penche sur les naufrages

Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles îlots…

Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots!

TRADUZIONE (by francesefacile.altervista.org/blog/)

La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.

Fuggire! Fuggire laggiù! Sento che degli uccelli sono ebbri

D’essere tra l’ignota schiuma e i cieli.

Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi dagli occhi,

Tratterrà questo cuore che nel mare si immerge

O notti! Né il chiarore deserto della mia lampada

Sulla carta intatta che difende il candore

E né la giovane donna che allatta il suo bambino.

Partirò! Nave che culli le tue vele,

Leva l’ancora per un’esotica natura!

Una Noia, desolata dalle crudeli speranze,

Crede ancora all’addio supremo dei fazzoletti!

E, forse, gli alberi maestri, attiranti i temporali

Sono di quelli che un vento inclina sui naufragi

Perduti, senz’alberi, senz’alberi maestri, né fertili isolette…

Ma, o cuore mio, senti il canto dei marinai!

Salut (Saluto)

 (traduzione in fondo)

Rien, cette écume, vierge vers

À ne désigner que la coupe;

Telle loin se noie une troupe

De sirènes mainte à l’envers.

Nous naviguons, ô mes divers

Amis, moi déjà sur la poupe

Vous l’avant fastueux qui coupe

Le flot de foudres et d’hivers ;

Une ivresse belle m’engage

Sans craindre même son tangage

De porter debout ce salut

Solitude, récif, étoile

À n’importe ce qui valut

Le blanc souci de notre toile.

TRADUZIONE (by francesefacile.altervista.org/blog/)

Nulla, questa spuma, vergine verso

A non designare che la coppa;

Talmente lontano si ingolfa una truppa

Di sirene col dorso all’inverso.

Noi navighiamo, o miei diversi

Amici, io già sulla poppa

Voi sulla prua fastosa che spezza

Il flutto di fulmini e d’inverni;

Un’ebbrezza bella m’ingiunge

Senza temer neppure il suo beccheggio

Di portare diritto il suo saluto

Solitudine, scoglio, stella

Non importa ciò che valse

La cura bianca della nostra tela.

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