STORIA DI MERLINO

Merlino (o Mago Merlino) è un personaggio fantastico molto popolare, co-protagonista di tutti i racconti e poemi sulla saga di Re Artù di Camelot (vai alla pagina sul CICLO BRETONE per saperne di più sull’argomento).

In letteratura, il primo a narrare di Merlino (Merlin in inglese e in francese) fu l’autore gallese Goffredo di Monmouth nel suo capolavoro “Historia Regum Britanniae” (Storia dei re di Britannia) del 1136. Qui Merlino, come in tutti i successivi poemi della Chanson de Geste che raccontano di Artù, è una figura che si basa sui miti e sulle leggende della tradizione popolare.

La storia di Merlino venne narrata anche attraverso altri due poemi scritti da Goffredo: “Vita Merlini” (Vita di Merlino) del 1150 circa e “Prophetia Merlini” (La profezia di Merlino) di data imprecisata.

Conversione di Myrddin ad opera di San Kentigern, da una vetrata scozzese a Stobo Kirk.

Nelle leggende popolari gallesi, da cui attinge Goffredo di Monmouth per costruire il suo personaggio, Merlino veniva chiamato “Myrddin Wyllt” (“Merlino il selvaggio”) e non era legato in alcun modo alla storia di Re Artù, anch’essa già conosciuta e tramandata oralmente. Il soprannome “il selvaggio” (in inglese moderno “wild”) è dovuto probabilmente al fatto che Myrddin era un veggente che viveva nella Caledonian Forest, lontano dalla civiltà. Per questa ragione, è conosciuto anche come Merlinus Caledonensis” e Merlinus Sylvestris”. Nell’iconografia medievale del tardo XII secolo, viene raffigurato come un druido, coperto di un manto blu con cui ancora oggi viene rappresentato nei libri e film fantasy.

Illustrazione di Merlino che detta le sue profezie allo scriba Blaise, da una miniatura di un manoscritto di Robert de Boron del XIII secolo.

A Goffredo di Monmouth spetta il merito non solo di aver reso noti i racconti su questa figura leggendaria, ma anche di averle dato il nome attraverso cui è ricordato tutt’oggi (Merlino), nonché il ruolo di precettore e consigliere più fidato di Re Artù.

La sua storia, tuttavia, è ambientata in un tempo molto più remoto rispetto a quando furono scritti i poemi: il V secolo d.C., epoca in cui i Britanni (antichi abitanti dell’isola che da loro prende nome), unirono le proprie tribù sotto un’unica corona, che secondo la leggenda fu quella di re Artù di Camelot. Era tuttavia anche l’epoca in cui i Sassoni, sbarcati dalla Germania, combattevano ferocemente per prendere possesso della Britannia, distruggendo a poco a poco la cultura e le tradizioni indigene.

Secondo quanto narrato da Goffredo in “Vita Merlini”, Merlino era un guerriero bretone dotato del potere della chiaroveggenza, che un giorno decise di rifugiarsi nei boschi scozzesi dopo aver perduto la ragione combattendo i Sassoni. In suo soccorso venne San Kentigern (conosciuto anche come San Mungo, patrono di Glasgow), che lo convertì al cristianesimo riportandolo sulla retta via.

Vetrata raffigurante San Kentigern, detto anche San Mungo.

Attraverso la leggenda universalmente conosciuta, tratta dalla “Historia Regum Britanniae”, apprendiamo invece che Merlino era semi-mortale, vale a dire figlio di una donna mortale e di uno stregone (o addirittura demone) della città di Carmarthen, nel Galles. Secondo una versione più recente della storia, venne allevato dalla regina Mab dopo che sua madre morì di parto, sebbene questo dettaglio non sia presente nei poemi originali, poiché la regina Mab, conosciuta come la levatrice delle fateè un personaggio inventato da Shakespeare nel dramma “Romeo & Juliet” della fine del XVI secolo.

Merlino, come suo padre, aveva il potere di predire il futuro e di fare magie, ma essendo per metà mortale poteva vivere solo nel mondo degli uomini e non in quello delle fate. Goffredo di Mornmouth ci narra come venne interrogato dal re di Britannia, Vortigern, per capire come mai il suo castello crollava sempre ogni volta che i suoi ingegneri tentavano di costruirlo sul monte Erir in Galles. Secondo Goffredo, Merlino fu scelto da Vortigern perché nato senza padre, il che, secondo gli indovini reali, era il segno propizio che solo lui avrebbe potuto fermare il crollo del castello donando il suo sangue.

 Merlino riferì invece al re che il castello crollava sempre perché sotto le fondamenta erano nascosti due draghi, uno bianco e uno rosso, che combattevano fra di loro causando un terremoto. Con questa metafora, il mago si riferiva al fatto che i due legittimi eredi al trono, Uther e Ambrosius (in altre versioni chiamato “Aurelius”), tramavano nell’ombra per riprendersi la corona che Vortigern aveva usurpato uccidendo il loro padre e il loro fratello maggiore. Secondo un’altra interpretazione, i due draghi rappresentavano i Britanni (il popolo indigeno) e i Sassoni (il popolo invasore) continuamente in conflitto tra loro, che impedivano al regno di prosperare nella pace.

Merlino predisse poi che Vortigern sarebbe stato ucciso da uno dei draghi, cioè o dai Britanni o dai Sassoni; e infatti proprio per mano di Ambrosius, della tribù dei Britanni, cadde rovinosamente l’usurpatore, non prima di aver sferrato a sua volta un colpo mortale al nemico.

Illustrazione medievale conservata alla Lambeth Palace Library di Londra, che illustra Merlino nell’atto di spiegare al re Vortigern il motivo del crollo del suo castello.

Il personaggio di Ambrosius si ispira ad Ambrosius Aurelius, leggendario re del V secolo d.C. che sconfisse i Sassoni nella battaglia del monte Badon. Nella storia di Goffredo, una volta periti sia lui che Vortigern (si dice che Ambrosius venne seppellito da Merlino a Stonehenge, nello Wiltshire), il legittimo sovrano divenne Uther (soprannominato “Pendragon” come suo fratello), che altri non era che il padre di Artù, bambino destinato a governare sulla Britannia e sulla mitica Camelot, città fortificata comandata da ideali di giustizia, libertà e uguaglianza.

Sempre secondo la letteratura gallese, Merlino si occupò di crescere ed educare Artù finché non fosse divenuto pronto a salire al trono. La consacrazione di Artù a re di Britannia avvenne attraverso l’estrazione dalla roccia della spada Excalibur, donata a Merlino dalla Dama del Lago sua innamorata.

La Dama del Lago, da un’illustrazione del libro “The Legends of King Arthur and His Knights” del 1912 di James Thomas Knowles.

Le vicende di Merlino entrarono poi a far parte anche del patrimonio letterario francese, è non solo inglese, quando seppero ispirare il troviero Robert de Boron nello scrivere il poema “Merlin” alla fine del XII secolo. Il poema è in parte andato perduto, e a noi oggi rimane solo la “Suite de Merlin” del 1240.

Boron, a differenza di Goffredo, ci narra anche della morte di Merlino: imprigionato per sempre in una roccia dalla Dama del Lago chiamata Viviane (oppure Vivien o Nimue), la stessa che gli aveva donato la mitica spada Excalibur e che, sempre secondo la letteratura francese, allevò il cavaliere Lancillotto.

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