TUROLDO E LA CHANSON DE ROLAND

Turoldo (Turold in francese) è un leggendario monaco e scrittore francese del XI secolo. Come scrittore e poeta, è annoverato fra i Trovieri ed è considerato l’autore del famoso poema nazionale francese chiamato “Chanson de Roland” (“Canzone di Rolando”, ma solitamente si lascia non tradotto).

Illustrazione d’epoca della “Chanson de Roland”.

Il poema in versi è di data e autore imprecisati, anche se di sicura composizione tra l’XI e il XII secolo. Viene considerato l’opera più importante facente parte del ciclo carolingio della Chanson de Geste dei Trovieri, nonché il capolavoro che ha ispirato le tre celeberrime opere italiane “Orlando Innamorato” di Maria Matteo Boiardo (fine del XV secolo), “Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto (1516 – 1532) e “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso (1581), con il nome “Rolando” trasformato in “Orlando”.

La “Chanson” si ispira a un fatto realmente accaduto, e cioè alla morte del paladino Rolando, cavaliere di Carlo Magno, nella battaglia di Roncisvalle (Navarra, Spagna). L’evento si consumò nel 778, all’epoca in cui i Franchi combattevano contro i Saraceni per difendere i confini cristiani dall’invasione araba in Europa. Secondo Eginardo, biografo ufficiale di Carlo Magno, non fu una vera e propria battaglia, bensì un massacro senza pari delle retroguardie del re dei Franchi che avvenne per mano delle popolazioni basche, non arabe. Si trattò dunque di una vera e propria imboscata da parte della popolazione indigena contro il re cristiano venuto a ricacciare indietro gli Arabi, ma anche a espandere i propri domini.

Carlo Magno e Rolando in un’illustrazione d’epoca.

La Chanson de Roland fa parte sia della tradizione dei Trovieri che dei Trovatori. Questi ultimi, infatti, la resero celebre poiché si svolge nella loro terra, il sud della Francia al confine con la Spagna, anche se il testo è di origine trovierica.

L’opera è composta da circa 9000 versi che vennero poi pubblicati in varie edizioni tra il 1100 e il 1200, anche se la versione più antica è quella chiamata “manoscritto di Oxford”, considerata la composizione originale.

Si pensa che l’autore dell’opera possa essere questo famigerato Turoldo perché il suo nome compare nell’ultimo verso del poema, anche se solo nel manoscritto di Oxford e non nelle pubblicazioni successive: «Ci falt la geste que Turoldus declinet» (“Le gesta scritte /esposte qui da Turoldo hanno fine” o letteralmente “Qui finisce ciò che Turoldo espone”).

Naturalmente, a lungo si è pensato che il nome “Turoldo”, che all’epoca era diffuso sia in Normandia che in Inghilterra (dove appunto è conservato il manoscritto originale), potesse essere in realtà un nome fittizio dato a più autori diversi, per raccogliere sotto un solo nome la cultura e la tradizione di un intero popolo, al pari di Omero per quanto riguarda i poemi greci. Se però fosse realmente esistito, è probabile dovesse essere un monaco (o comunque un religioso) perché il suo nome è detto “Turoldus”, in latino, e non come potrebbe essere nelle varie versioni in lingua d’oïl (ad esempio “Torold”).

Arazzo di Bayeux raffigurante la Battaglia di Hastings (14 ottobre 1066).

Seguendo questo filo logico, il “Turoldo” in questione potrebbe essere o Turoldus di Chartres, monaco benedettino del XII secolo, o Turoldus vescovo di Bayeux oppure Turoldus di Fécamp, tre personaggi storici realmente esistiti. Poiché i primi due risultano essere un po’ troppo “giovani” per essere considerati autori dell’opera, il più accreditato fra loro è Turoldus di Fécamp, monaco benedettino che prese parte alla battaglia di Hastings insieme a Guglielmo il Conquistatore (1066). Questo spiegherebbe il motivo del ritrovamente del manoscritto originale in Gran Bretagna, risolvendo il mistero.

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