VICTOR HUGO

Victor Hugo (1802 – 1885) è stato uno dei più grandi scrittori francesi dell’Ottocento ed uno dei maggiori esponenti del Romanticismo.

In vita fu sia romanziere che poeta, drammaturgo e politico. Nel 1845 venne nominato Pari di Francia e si impegnò a lungo per la difesa dei diritti civili battendosi contro le ingiustizie sociali: contro la pena di morte, contro il lavoro minorile, contro le discriminazioni verso la donna, contro la scuola accessibile solo all’élite, contro lo sfruttamento delle colonie e contro il suffragio unicamente maschile. Le sue teorie, oltre ad essere esposte nella raccolta “Atti e parole” (Actes et paroles) pubblicata negli anni ’70 dell’Ottocento, permearono sempre anche tutte le sue opere letterarie.

Di vedute estremamente moderne per la sua epoca, Hugo auspicava inoltre la nascita degli “Stati Uniti d’Europa”, e a questo suo sogno dedicò simbolicamente un albero – una quercia – che piantò nel giardino della propria casa.

Fu anche disegnatore e pittore autodidatta, di stampo inizialmente realista per poi farsi sempre più onirico. Considerando sia la produzione artistica che letteraria, le sue opere costituiscono un’eredità vastissima.

La sua figura fu d’ispirazione a numerosi letterati della sua epoca e successivi: Charles Baudelaire, Gustave FlaubertÉmile Zola, Giovanni Pascoli e Gabriele d’Annunzio. Fu inoltre conoscente di Honoré de Balzac, Alphonse Lamartine e Alexandre Dumas padre, anche se il suo vero modello in gioventù fu François- René de Chateaubriand.

Oggi Victor Hugo viene considerato uno dei più grandi scrittori mai esistiti al mondo e il maggiore responsabile dell’introduzione del Romanticismo, nato in Germania, all’interno della letteratura francese.

Le sue ceneri si trovano nel Panthéon di Parigi dove sono sepolti tutti i “grandi della patria”, e in occasione della sua morte i letterati suoi contemporanei vennero a rendere omaggio alla sua salma esposta sotto l’Arco di Trionfo.

Victor Hugo.

Suo padre era un ufficiale di Napoleone Bonaparte che viveva a Besançon, oggi facente parte della regione Borgogna-Franca Contea. Il giovane Hugo compì i suoi studi al Politecnico di Parigi, città dove si trasferì e nel 1819 fondò la rivista “Le conservateur littéreur” assieme ai suoi fratelli.

Il suo successo ebbe inizio con la prefazione al suo dramma storico “Cromwell” del 1827, attraverso la quale si consacrò definitivamente come iniziatore del Romanticismo francese. In questa prefazione, Hugo afferma che vi sono tre età storiche essenziali nelle quali primeggia un particolare tipo di produzione letteraria: nella prima, definita “infanzia del mondo”, l’opera primaria è la Bibbia affiancata dall’ode; nella seconda, “l’età dell’oro” dominata dalle guerre, il principale scrittore è Omero affiancato dai drammaturghi greci; infine la terza età, quella moderna o “vecchiaia del mondo”, vede primeggiare Shakespeare e la commedia.

Tra le altre opere teatrali a carattere storico di Victor Hugo, si ricordano il famosissimo “Hernani” del 1830 (col quale introdusse definitivamente il Romanticismo anche nel teatro), “Marion Delorme” del 1831, “Il re si diverte” (Le roi s’amuse) del 1832, “Lucrezia Borgia” (Lucrèce Borgia) e “Maria Tudor” (Marie Tudor) entrambe del 1833, “Ruy Blas” del 1838, “I Burgravi” (Les Burgraves) del 1843 e “Torquemada” del 1882. Ultime sue opere teatrali saranno raccolte nell’opera “Il teatro in libertà” (Théâtre en liberté) pubblicata postuma nel 1886.

Tuttavia, Victor Hugo è famoso soprattutto per i romanzi, tra cui spiccano per importanza Notre-Dame-de-Paris” del 1831 (vai alla pagina sui GARGOYLE per saperne di più) e “I miserabili” (Les misérables) del 1862, scritto negli anni del suo esilio. Infatti, dopo gli eventi del 1848 (Rivoluzione di Luglio) e soprattutto dopo essersi fortemente opposto all’ascesa al trono di Napoleone III nel 1852, Hugo venne esiliato per circa 20 anni (secondo altre fonti, andò in esilio volontario) su un’isola della Manica.

Durante questo periodo della sua vita, scrisse molte delle sue opere più famose, come i romanzi “I lavoratori del mare” (Les Travailleurs de la mer) del 1866, “L’uomo che ride” (L’homme qui rit) del 1869 (da non confondere con il racconto satirico di Heinrich Böll che ha lo stesso titolo) e infine  “Novantatré” ((Quatrevingt-treize) del 1874, scritto quattro anni dopo il suo rientro in patria con tutti gli onori nel 1870, cioè dopo la caduta di Napoleone III.

Un suo romanzo giovanile, ma di altrettanto successo, fu “L’ultimo giorno di un condannato a morte” (Le Dernier Jour d’un condamné) del 1829, opera con la quale si espresse contro la pena di morte. “I miserabili”, suo capolavoro per eccellenza, anch’esso fortemente polemico verso la società contemporanea, fu oggetto di giudizi discordanti da parte dei critici, poiché apriva grossi dibattiti sulla situazione della donna, dei bambini, sulla povertà e sul corso della giustizia.

Tra le poesie più famose si ricordano invece “Le foglie d’autunno” (Les Feuilles d’automne) del 1831, “I canti del crepuscolo” (Les Chants du crépuscule) del 1835, “Le voci interiori” (Les Voix intérieures) del 1837, “I raggi e le ombre” (Les Rayons et les ombres) del 1840, “I castighi” (Les Châtiments) del 1853 e la più famosa di tutti: “Le contemplazioni” (Les Contemplations) del 1856, dedicata alla figlia Léopoldine tragicamente morta annegata.

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