ALBERT CAMUS

Albert Camus (1913-1960) è stato uno scrittore e drammaturgo algerino, naturalizzato francese, esponente dell’Esistenzialismo letterario.

Albert Camus. Immagine di pubblico dominio.

Nato in Algeria, orfano di padre già a un anno (il padre morì durante la Prima Guerra Mondiale), studiò filosofia nella capitale di Algeri, per trasferirsi in Francia solo nel 1940.

La sua produzione letteraria fu sempre permeata da due temi ricorrenti: l’assurdità della vita terrena, bellissima eppure gravata dal peso della morte, e il sentimento di rivolta dell’uomo (e soprattutto della comunità) contro i soprusi.

Nel 1937 Camus pubblica la raccolta di saggi “Il rovescio e il diritto” (L’Envers et l’Endroit), e nel 1938 la raccolta di liriche “Nozze” (Noces) nella quale viene esaltata la bellezza del mondo e della natura, così come dei paesaggi africani a lui familiari, sempre però con un leggero pessimismo dovuto alla consapevolezza dell’insensatezza di un’esistenza minata da quella inevitabile frattura tra l’uomo e la vita che è la morte, evento incontrastabile a cui nessun essere vivente può scampare.

L’assurdità della vita, resa insensata dalla presenza della fine imminente, è sempre un tema ricorrente nella produzione letteraria di Camus. Secondo lo scrittore, agnostico, non esiste dimensione più perfetta di quella terrena, di cui purtroppo non è dato di godere per l’eternità; l’unico modo per “alleggerire” il peso di questa consapevolezza, intrisa di disperazione, è il rendere la vita più sopportabile lottando contro l’ingiustizia, contro scelte errate che privano l’uomo del proprio legame con la Terra. In particolar modo, Camus si schiera contro la pena di morte, atto con il quale non la natura, ma altri uomini privano i propri simili dell’esistenza, atto considerato imperdonabile dallo scrittore. Nel 1957 l’autore scrive infatti “Riflessioni sulla pena di morte” (Réflexions sur la peine capitale), la sua opera più celebre su questo tema.

La sua fama viene però dalla cosiddetta “Trilogia dell’Assurdo” composta dal romanzo “Lo straniero” (L’Étranger) del 1942, dal saggio “Il mito di Sisifo” (Le Mythe de Sisyphe) scritto tra il 1942 e il 1947, e dal dramma “Caligola” (Caligula) del 1944.

Nella prima opera Camus tratta il tema della pena di morte, che verrà ripreso anche in altri scritti sucessivi. Ne “Il mito di Sisifo“, invece, viene narrata una leggenda greca sull’eroe figlio di Eolo, citato anche da Omero in quanto parente di Bellerofonte (“Iliade”, libro VI), che per punizione è costretto da Zeus a trasportare un pesante masso sulla cima di una montagna, masso destinato a rotolare a terra ogni volta che Sisifo ha portato a termine l’impresa. Il mito è per Camus una metafora dell’insensatezza della vita, ma soprattutto del destino, in quanto Sisifo, attraverso la sua sorte avversa, diviene consapevole dell’impossibilità di mutare gli eventi, rappresentata dall’inevitabilità che il sasso ricada a terra ogni volta che si tenta di portarlo sulla cima del monte. In “Caligola”, invece, Camus si serve del personaggio del folle imperatore romano per descrivere l’insensatezza delle istituzioni che governano l’uomo.

Romanzi in cui appare il tema della rivolta sono invece: “La peste” del 1947, scritta contro il Nazismo; “L’uomo in rivolta” (L’homme révolté) del 1951; “Lo stato d’assedio” (L’État de siège) del 1948;e “I giusti ” (Les Justes) del 1949. Nonostante le sue tendenze filo-comuniste, Camus resterà iscritto al partito solo per poco tempo (1934-1935) [1], manifestando una visione più pacata del concetto di rivolta, e una fede sincera nell’umanità.

Nel 1956 pubblica anche “La caduta “ (La chute), un romanzo sul senso della vita e sul giudizio che gli altri hanno di noi stessi.

Un anno dopo gli venne conferito il Premio Nobel per la letteratura, tuttavia Camus morirà solo 3 anni dopo, per un incidente automobilistico.

La sua frase più celebre è: “Conosco un solo dovere, ed è quello di amare” (“Je ne connais qu’un seul devoir, et c’est celui d’aimer”).

Note bibliografiche:

[1] “Littérature et civilitation français” di G.F. Bonini e M-C. Jamet sous la direction de G. Freddi, Valmartina, 1994, Torino, volume 2, pag. 348.

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