LA CANDELORA

Come in Italia, anche in Francia il 2 febbraio si festeggia il giorno della Candelora (la Chandeleur).

Questa festa, che ricorda l’episodio della presentazione di Gesù al Tempio (e la purificazione di Maria dopo il parto) narrato nel Vangelo di Luca, viene celebrata in tutti i Paesi cristiani, perciò anche la Francia non fa esclusione.

“Presentazione al Tempio” di Andrea Mantegna.

Come tutte le feste cristiane, però, è legata anche a una credenza “profana”: si dice infatti che, se in questo giorno esce il sole, allora ha inizio la primavera; se al contrario piove e/o tira vento, l’inverno è ancora in corso e bisognerà attendere fino ai primi di marzo, o addirittura fino al 21 marzo, per l’arrivo della bella stagione (Candelora, Candelora/ dell’inverno sèmo fòra/ ma se piove o tira vento/ de l’inverno siamo dentro). Secondo un’altra versione della tradizione, sarebbe invece tutto il contrario: si crede che l’inverno finisca se il 2 febbraio arriva il maltempo e perduri se in questo giorno splende il sereno (Candelina Candelora/ dell’inverno siamo fora,/ ma se è sole o solicello/ siamo sempre a mezzo inverno).

Anche in Francia esistono entrambe le convinzioni. Alcuni detti molto famosi sono: “Soleil le deux Février, l’hiver sera prolongé” (Sole il due febbraio, l’inverno sarà prolungato) oppure “À la Chandeleur, l’hiver se meurt ou prend vigueur” (Alla Candelora, l’inverno muore o prende vigore).

Il simbolo cristiano della festa sono ovviamente le candele: il termine “candelora” significa infatti “festa delle candele” (Fête des chandelles) poiché queste rappresentano Gesù, la luce del mondo, che si fece conoscere al suo popolo. Le candele della Candelora vengono distribuite ed accese durante la Santa Messa, per essere conservate nei giorni successivi.

Ma in Francia vi è anche un’altra tradizione legata a questa importante festività, che non ha invece riscontro in Italia: quella di riunirsi a tavola per mangiare le crêpes.

La crêpe, piatto di origine bretone ma consumato in tutta la Francia come colazione o dessert (e soprattutto in occasione della Candelora), può essere dolce o salata. Nel primo caso viene preparata con uova e farina bianca e farcita con nutella, marmellata, frutta fresca o anche liquore; nel secondo viene preparata con farina integrale e farcita con formaggio, prosciutto e verdure. Il 2 febbraio è consentito mangiarle entrambe, a proprio piacere (clicca sul link per trovare la ricetta delle crêpes dolci).

Foto tratta dal sito internet Pixabay.com priva di copyright.

Questa tradizione ha origini molto antiche: si racconta che fu papa Gelasio I, nel V secolo, a distribuire una sorta di primitive crêpes (ma a quell’epoca doveva trattarsi più che altro di focacce rotonde, e non dei dolci a cui siamo abituati oggi) ai pellegrini che in questo giorno si recarono a Roma per onorare la festa.

Anche i Celti di Gallia, in epoca pre-cristiana, erano soliti celebrare una festa simile a quella della Candelora: il 1° febbraio era il giorno dedicato alla dea Brigit, signora del fuoco e del sole, e quindi anche della fertilità. A tale proposito, si dice che la forma rotonda delle crêpes ricordi proprio il disco solare, e che quindi cucinarle sia un modo di salutare festosamente l’arrivo della primavera e del bel tempo, simboleggiato anche dalla luce delle candele. Dopo l’avvento del Cristianesimo, la festa venne spostata il 2 febbraio, ossia 40 giorni esatti dopo il Natale, ma molti dei suoi simbolismi hanno continuato a vivere fino ai giorni nostri.

Come in tutte le tradizioni popolari, vi sono poi tutta una serie di superstizioni che giustificano l’usanza francese. Una di queste è la credenza che non cucinare crêpes il 2 febbraio porti sfortuna. Questa credenza è molto antica e deriva dal mondo pagano: la Candelora viene festeggiata quasi sempre durante il Carnevale, la festa in cui gli antichi pagani consumavano le rimanenze del raccolto estivo e autunnale per fare spazio al raccolto primaverile, quindi poter utilizzare tanta farina per fare le crêpes prima del raccolto successivo, nei tempi antichi significava avere abbondanza di frumento (ci si poteva infatti permettere di consumare quello dell’estate precedente senza ricorrere a quello nuovo). Al contrario, non essere grado di usare la farina per fare le crêpes era segno di scarsità di frumento, e quindi povertà.

In segno di prosperità e come augurio per il raccolto a venire, vi è anche l’usanza di preparare le crêpes stringendo una moneta nella mano sinistra. Con la destra, invece, si fanno saltare le crêpes in padella: se riesce bene, tutto l’anno sarà prospero e fortunato.

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