“IL PICCOLO PRINCIPE”

“Il piccolo principe” (Le petit prince) è il titolo dell’unico racconto scritto da Antoine de Saint-Exupéry (1900-1944), aviatore francese che morì combattendo nella seconda guerra mondiale.

Illustrazione de “Il piccolo principe”.

Il libro, scritto a New York e a Long Island nel 1943 (ma in lingua francese), è destinato soprattutto a bambini e ragazzi, anche se oggi è molto amato dai lettori di ogni età.

Questo capolavoro letterario è divenuto ormai di fama internazionale e ha ispirato film, cartoni animati e pièce teatrali, anche se ai suoi tempi la pubblicazione in Francia non fu immediata, e venne attuata solo un anno dopo la morte dell’autore.

“Il piccolo principe” narra le avventure di un bambino, principe di un piccolo pianeta  – così minuscolo da essere abitato solamente da lui e da una rosa (la petite fleur) e da contenere solamente tre piccoli vulcani – che decide di partire per un viaggio intorno allo spazio. Durante il suo viaggio, su ogni pianeta visitato fa la conoscenza di numerosi e stravaganti personaggi (un re, un vanitoso, un ubriacone, un businessman, un lampionaio e un geografo) che gli insegnano qualcosa della vita e di come funziona il mondo. Ma il più importante di tutti sarà una volpe (le renard) conosciuta sulla Terra, ultima tappa del suo viaggio: questa gli insegnerà infatti il valore dell’amicizia e del creare legami affettivi con gli altri.

Del personaggio della volpe è divenuto famoso il seguente monologo:

 “Ma vie est monotone. Je chasse les poules, les hommes me chassent. Toutes les poules se ressemblent, et tous les hommes se ressemblent. Je m’ennuie donc un peu. Mais, si tu m’apprivoises, ma vie sera comme ensoleillée. Je connaîtrai un bruit de pas qui sera différent de tous les autres. Les autres pas me font rentrer sous terre. Le tien m’appellera hors du terrier, comme une musique. Et puis regarde ! Tu vois, là-bas, les champs de blé ? Je ne mange pas de pain. Le blé pour moi est inutile. Les champs de blé ne me rappellent rien. Et ça, c’est triste ! Mais tu as des cheveux couleur d’or. Alors ce sera merveilleux quand tu m’auras apprivoisé ! Le blé, qui est doré, me fera souvenir de toi. Et j’aimerai le bruit du vent dans le blé…” (“La mia vita è monotona. Io caccio le galline, gli uomini mi cacciano. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. Quindi mi annoio un po’. Ma, se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come soleggiata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri mi fanno rientrare sottoterra. Il tuo mi chiamerà fuori dalla terra, come una musica. E poi guarda! Vedi, laggiù, i campi di grano? Io non mangio pane. Il grano per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano niente. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando tu mi avrai addomesticato! Il grano, che è dorato, mi farà ricordare di te. E amerò il rumore del vento nel grano…” Capitolo XXI de “Il piccolo principe”).

Nel deserto del Sahara, il piccolo principe incontrerà un pilota di aerei che si trova là da quando il suo velivolo è rovinosamente precipitato. Il pilota è anche il narratore della storia, e molto probabilmente rappresenta la figura stessa dell’autore.

Questi farà subito amicizia col piccolo principe, conosciuto dopo che questi gli chiederà di disegnargli una pecora (un mouton) da portare sul suo pianeta per mangiare i germogli di baobab che potrebbero danneggiare sia la sua terra che la sua piccola rosa. Continuamente insoddisfatto dei disegni del pilota (che già da piccolo aveva dimostrato le sue abilità di artista, sebbene incomprese dagli adulti, disegnando un elefante nella pancia di un boa), il piccolo principe si contenterà del disegno di una semplice scatola, nella quale, a detta del suo nuovo amico, c’è la pecora che gli ha chiesto, basta solo usare un po’ di fantasia.

Il piccolo principe è un personaggio solitario ed enigmatico, pieno di strane abitudini come quella, ad esempio, di ripetere sempre una domanda finché non ha ottenuto una risposta. In grado di parlare con gli animali e con le piante, è ossessionato dalla sua rosa, sua unica amica.

La sua storia termina quando il bambino decide di tornare finalmente sul suo pianeta per stare con la rosa, di cui ha finalmente capito l’importanza anche grazie all’incontro con la volpe. Per fare ciò, si fa mordere da un serpente che aveva già incontrato in precedenza, e il suo corpo sparisce per incanto.

Nella favola del piccolo principe vi è la metafora dell’infanzia, e forse anche quella della perdita dell’infanzia simboleggiata dagli strani personaggi che incontra e dal ritorno del bambino sul suo pianeta sotto una parvenza di morte (“Toutes le grande personnes ont d’abord été des enfants, mais peu d’entre elles s’en souviennent”: “Tutti i grandi sono stati prima bambini, ma pochi di loro se ne ricordano”). Grazie a questo sbalorditivo incontro, l’aviatore-narratore scoprirà come essere di nuovo bambino, a usare la fantasia e a interrogarsi su molte questioni della vita.

Di seguito si presenta un capitolo del libro, dove si fa menzione di quarantatré tramonti in riferimento sia all’anno in cui venne scritto il racconto (1943) sia agli anni che aveva l’autore nel momento in cui lo scrisse. Vi sono molte ragioni per credere che in questa storia fantastica l’autore abbia messo volutamente molti riferimenti autobiografici.

 

“Ah! petit prince, j’ai compris, peu à peu, ainsi, ta petite vie mélancolique. Tu n’avais eu longtemps pour distraction que la douceur des couchers de soleil. J’ai appris ce détail nouveau, le quatrième jour au matin, quand tu m’as dit:

– J’aime bien les couchers de soleil. Allons voir un coucher de soleil…

– Mais il faut attendre…

– Attendre quoi ?

– Attendre que le soleil se couche.

Tu as eu l’air très surpris d’abord, et puis tu as ri de toi-même. Et tu m’as dit:

– Je me crois toujours chez moi !

En effet. Quand il est midi aux États-Unis, le soleil, tout le monde le sait, se couche sur la France. Il suffirait de pouvoir aller en France en une minute pour assister au coucher de soleil. Malheureusement la France est bien trop éloignée. Mais, sur ta si petite planète, il te suffisait de tirer ta chaise de quelques pas. Et tu regardais le crépuscule chaque fois que tu le désirais…

– Un jour, j’ai vu le soleil se coucher quarante-trois fois !

Et un peu plus tard tu ajoutais:

– Tu sais… quand on est tellement triste on aime les couchers de soleil…

– Le jour des quarante-trois fois tu étais donc tellement triste ?

Mais le petit prince ne répondit pas.”

“Ah! piccolo principe, ho capito, poco a poco, dunque, la tua piccola vita malinconica. Tu per lungo tempo avevi avuto per distrazione solo la dolcezza dei tramonti. Ho imparato questo dettaglio nuovo, il quarto giorno al mattino, quando mi hai detto:

– Amo molto i tramonti. Andiamo a vedere un tramonto…

– Ma bisogna aspettare…

– Aspettare cosa?

– Aspettare che il sole tramonti.

– Tu hai avuto l’aria dapprima molto sorpresa, e poi hai riso di te stesso. E mi hai detto:

– Credo sempre di essere a casa mia…

Infatti. Quando è mezzogiorno negli Stati Uniti, il sole, tutto il mondo lo sa, tramonta sulla Francia. Bisognerebbe poter andare in Francia in un minuto per assistere al tramonto. Purtroppo la Francia è troppo lontana. Ma, sul tuo piccolo pianeta, ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E tu guardavi il crepuscolo ogni volta che lo desideravi…

– Un giorno, ho visto il sole tramontare quarantatré volte!

E un po’ più tardi hai aggiunto:

-Sai…quando si è tanto tristi si amano i tramonti…

-Il giorno delle quarantatré volte eri dunque tanto triste?

Ma il piccolo principe non rispose.”

(Le immagini contenute in questa pagina sono disegni originali di Antoine de Saint-Exupéry. Pubblico dominio).

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