I SANCULOTTI E L’ABITO RIVOLUZIONARIO

Il termine “sanculotti” (sans-culottes) iniziò ad essere utilizzato dalla nobiltà francese [1] dopo il 1791, per indicare in maniera dispregiativa i rivoluzionari o giacobini, in particolar modo i membri del popolo e della piccola borghesia.

Da questo nome sono derivati i sanculottidi, giorni festivi che composero il calendario rivoluzionario fino alla sua abolizione nel 1806, e che venivano festeggiati tra il mese di fruttidoro e di vendemmiaio (ossia tra l’estate e l’autunno, che segnava la fine dell’anno vecchio e l’inizio dell’anno nuovo, sempre secondo il nuovo calendario). Clicca sul link per saperne di più sul calendario rivoluzionario francese.

Il termine “sanculotti” deriva dall’espressione francese “sans culotte” (senza culotte) e si riferisce al diverso modo di vestire degli uomini del popolo rispetto agli uomini della nobiltà: questi ultimi, nel Settecento, erano soliti portare calze di seta e soprattutto pantaloncini corti che arrivavano appena sotto il ginocchio e si chiamavano appunto “culotte”. Oltre a ciò, erano anche soliti portare eleganti e raffinate parrucche incipriate, scarpe con la fibbia e giacche lunghe, monocolore, con preziosi bottoni.

Lettura della tragedia di Voltaire “L’orfano della Cina”, dipinto di Charles Gabriel Lemonnier (1812). Come si può vedere, tutti gli uomini, intellettuali del Settecento prima della rivoluzione, portano le culotte, le calze di seta, le parrucche, le scarpe con la fibbia e le giacche monocolore lunghe.

I rivoluzionari (o giacobini) al contrario erano soliti portare un abbigliamento completamente diverso da quello tradizionale aristocratico, proprio per contraddistinguersi da essi.

La differenza più sostanziale era l’assenza di parrucche, che all’epoca erano molto costose e costituivano un privilegio della nobiltà e dei ceti più ricchi. Solamente i membri agiati della borghesia potevano permettersi il loro acquisto, come Danton e Robespierre. L’uso della parrucca, tuttavia, sparì completamente durante l’Età Napoleonica, poiché divenuta il simbolo della nobiltà decaduta.

Ritratto di Maximilien de Robespierre. Si noti la giacca a righe, simbolo dei rivoluzionari francesi.

L’abbigliamento rivoluzionario, inoltre, al posto delle culotte prevedeva per gli uomini l’uso di pantaloni lunghi fino alle caviglie (da cui poi deriverà la moda ottocentesca), gli stessi portati dai braccianti per rendere più agevole il lavoro. Per questa ragione, l’uso di tali pantaloni era visto in maniera dispregiativa dai monarchici e dalle classi più benestanti, determinando la nascita del soprannome “sanculotti”.

Molto spesso, i pantaloni indossati dai rivoluzionari erano a righe bianche e rosse, o poteva essere a righe la camicia, a imitazione del tricolore della coccarda rivoluzionaria (vai anche alla pagina dedicata al GIGLIO DI FRANCIA per conoscere il significato dei tre colori della coccarda). Tali fantasie, inoltre, non conformi allo stile della nobiltà (che prediligeva il bianco o comunque il monocolore per quanto riguardava giacche, camicie e culotte) marcavano ancora di più la differenza di classe sociale e soprattutto di ideologie fra ricchi e poveri (o fra nobili e non nobili). La fantasia a righe, perciò, divenne, assieme ai pantaloni lunghi, uno dei simboli dell’abbigliamento rivoluzionario.

Incisione di Émile Wattier del 1790 raffigurante due sanculotti. Notare la moda dei vestiti a righe e degli zoccoli sia per la donna che per l’uomo, il berretto frigio e i pantaloni lunghi per l’uomo e la cuffia, il grembiule e lo scialle fichu per la donna.

Oltre a questi indumenti, veniva utilizzata anche la giacca carmagnola, ossia una giacca da lavoro corta, con le tasche ed ampi risvolti sul quale veniva appuntata la coccarda rivoluzionaria se questa non era già stata appuntata al copricapo.

Al posto della carmagnola, poteva essere utilizzato, specialmente dalla borghesia, un tipo di giacca più lunga chiamato redingote, anch’essa con la coccarda appuntata sopra.

Molti rivoluzionari portavano inoltre legato al collo un fazzoletto, mentre le scarpe con le fibbie in uso tra la nobiltà erano sostituite con scarpe più misere legate da un cordone, con gli zoccoli o con gli stivali, questi ultimi portati anche dai membri della nobiltà dopo gli anni rivoluzionari. Il tutto, secondo l’iconografia tradizionale, era completato da una pipa.

“Il costume del sanculotto”, dipinto di Louis-Léopold Boilly del XVIII secolo. Immagine tratta da Wikipedia.org. Pubblico dominio. Si noti la presenza della feluca con la coccarda rivoluzionaria, del fazzoletto al collo, della camicia a righe, della carmagnola, dei pantaloni lunghi, delle scarpe misere e della pipa.

I sanculotti adottarono anche l’uso del berretto frigio rosso con la coccarda tricolore appuntata sopra, simbolo dei galeotti marsigliesi liberati dalla prigionia nel 1792, e che venne utilizzato anche per l’iconografia della Marianne, immagine allegorica della repubblica francese. Al suo posto, molti uomini indossavano la feluca, che veniva portata anche dagli ufficiali tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

Dopo la Rivoluzione francese, e soprattutto dopo l’Età Napoleonica, le culotte non vennero più utilizzate in Europa, sebbene alcuni tentativi di ripristino vennero avviati dopo la Restaurazione. Al loro posto, si affermò l’uso dei pantaloni lunghi dall’Ottocento fino a oggi.

Per quanto riguarda la moda femminile, anche le donne rivoluzionarie erano solite portare il berretto frigio con la coccarda, oppure più spesso portavano una cuffietta bianca larga per coprire i capelli. Anch’esse smisero di portare la parrucca e si affermò invece la moda dei capelli lunghi e naturali, a volte completamente sciolti e altre volte solamente arricciati e legati con un gran nastro in una coda di cavallo, moda che si evolse, alla fine dell’Ottocento (soprattutto in epoca vittoriana, 1837 – 1901), in quella dei capelli lunghissimi e delle elaboratissime acconciature per cui ancora oggi è famoso il XIX secolo.

Altre volte, al posto della cuffietta veniva utilizzato solo un fazzoletto legato dietro la nuca o fermato a lato con un gran fiocco. In alcuni casi, però, il fiocco poteva essere un ornamento stesso della cuffietta.

Ritratto di Charlotte Corday di François Séraphin Delpech. Si noti la cuffietta bianca decorata da un nastro con un fiocco a lato, i capelli sciolti e arricciati e lo scialle fichu.

L’abito da donna rimaneva lungo, anch’esso spesso e volentieri con una fantasia a righe, ma l’uso della crinolina per gonfiare le gonne venne completamente abolito, mentre al suo posto si affermò quello del grembiule, simbolo delle donne del popolo che dovevano lavorare. Il tutto era completato da uno scialle bianco (fichu) avvolto attorno alle spalle e legato davanti, ispirato sia alla rivoluzionaria Charlotte Corday, artefice della morte di Jean-Paul Marat, sia alla moda inglese, che in quegli anni influenzò moltissimo la moda francese.

Particolare del dipinto “L’assassinio di Marat” di Jean-Joseph Weerts. Nell’immagine è possibile vedere le caratteristiche della moda rivoluzionaria per le donne: la cuffietta in testa con sotto i capelli sciolti, l’abito lungo con le righe e lo scialle bianco.

Non di rado le donne potevano portare la giacca come gli uomini, sopra a una gonna bianca. A questa si aggiungeva un copricapo all’inglese, simile al futuro cilindro dell’Ottocento, ma con eleganti piume a decorarlo. Questo tipo di abbigliamento era più tipico delle donne della borghesia, a indicare la parità dei diritti fra uomo e donna che la Rivoluzione aveva, anche se in maniera molto superficiale e temporanea, saputo portare con sé (per i dettagli, si vada alla pagina sulla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino).

Disegno di donna rivoluzionaria ispirata alla moda inglese. Immagine del Journal de la Mode et du Gout (Giornale della Moda e del Gusto) del 1790.

Nonostante il fervore della rivoluzione, all’epoca erano presenti anche cittadini non politicanti che volevano restare su un piano neutrale anche per quanto riguardava il modo di vestire. Questi si attenevano a un abbigliamento “ibrido” tra quello della nobiltà e quello dei rivoluzionari: privo della parrucca ma caratterizzato da giacche lunghe coi bottoni di metallo, fazzoletti con le trine legati al collo e stivali sopra i pantaloni lunghi [2].

[1] http://www.treccani.it/enciclopedia/sanculotto

[2] https://www.geometriefluide.com

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