MICHEL DE MONTAIGNE

Michel Eyquem de Montaigne, o semplicemente Michel de Montaigne (1533-1592), politico e letterato francese, è famoso soprattutto per i suoi scritti filosofici che non mancano mai di essere volutamente intrisi di un forte pessimismo e scetticismo, raro per l’epoca storica in cui viveva. Di lui sono noti molti aforismi riguardo a ogni aspetto della vita, che è sempre descritta con un tono cinico, disilluso e talora anche sarcastico.

Michel de Montaigne. Immagine di pubblico dominio.

Montaigne, a differenza dei suoi contemporanei, non ha ritegno nel dire ciò che pensa anche a costo di scandalizzare i suoi lettori. Ogni suo libro è schietto e sincero, e le sue affermazioni ed aforismi basati sulla logica e sull’osservazione della realtà pura e semplice, priva di qualsiasi forma di pregiudizio. Per questa ragione, le sue opere (che comprendono soprattutto saggi di filosofia) furono inserite nell‘indice dei libri proibiti dai religiosi del tempo, proprio come accadde al suo contemporaneo François Rabelais.

I suoi scritti più famosi sono i “Saggi” (Essais) scritti a partire dal 1572 e pubblicati nel 1580, nel 1582 e nel 1588, di cui fanno parte “Dei cannibali” (Des cannibales), “L’arte del conversare” (De l’art de conférer), “Sopravvivi all’amore”, “Della saggezza”, “La fame di Venere”, “Viaggio in Italia” e “Coltiva l’imperfezione”.

Oggi Montaigne è considerato un filosofo francese di estrema importanza anche per la modernità del suo pensiero, per la sua straordinaria saggezza nell’esprimersi riguardo alla vita e per il suo modo di approcciarsi alla realtà in maniera del tutto nuova per un uomo del Rinascimento.

Alcune delle sue frasi celebri sono:

“Il parlar che io amo, è quello semplice e schietto, sia sulla carta che in bocca” (“Le parler que j’aime, c’est un parler simple et naïf, tel sur le papier qu’à la bouche”).

“Il mio mestiere e la mia arte è vivere. Il nostro grande e glorioso capolavoro è vivere in merito” (” Mon métier et mon art, c’est de vivre. Notre grand et glorieux chef-d’œuvre c’est vivre à propos”).

“L’uomo è davvero insensato: non saprebbe forgiare un verme e forgia degli dèi a dozzine” (“L’homme est bien insensé: il ne saurait forger un ciron et forge des dieux à la douzaine”).

“Si trovano più differenze da un uomo a un altro che da un animale a un uomo” (“Il se trouve plus de différence de tel homme à tel homme que de tel animal à tel homme”).

 “Non ci può essere vera amicizia che tra due uguali” (“Il ne peut y avoir de vraie amitié qu’entre des égaux”). 

 “Tutto quello che può essere fatto un altro giorno può essere fatto oggi” (“Tout ce qui peut être fait un autre jour peut être fait aujourd’hui”).

“Il segno più evidente della saggezza è il buon umore” (“Le signe le plus evident de la sagesse est la bonne humeur”).

 “Bisogna o imitare i viziosi, o odiarli” (“Il faut ou imiter les vicieux, ou les haïr”). 

“Filosofare, è imparare a morire” (“Philosopher, c’est apprendre à mourir”).

“Le donne non hanno torto quando rifiutano le leggi di vita che sono introdotte nel mondo, dal momento che sono gli uomini che le hanno fatte senza di loro (“Les femmes n’ont pas tort du tout quand elles refusent les règles de vie qui sont introduites au monde, d’autant que ce sont les hommes qui les ont faites sans elles”).

“La parola è metà di colui che parla e metà di colui che l’ascolta” (“La parole est moitié à celui qui parle, moitié à celui qui l’écoute”).

“La morte è davvero la fine, sebbene non lo scopo della vita” (“La mort est bien le bout, non pourtant le but de la vie”).

“Tutte le passioni che si lasciano assaporare, e digerire, sono solo mediocri.” (“Toutes passions qui se laissent gouster, et digerer, ne sont que mediocres”).

“Tutti i giorni vanno verso la morte: l’ultimo ci arriva” (“Tous les jours vont à la mort: le dernier y arrive”).

“Ci viene insegnato a vivere quando la vita è (già) passata” (“On nous apprend à vivre quand la vie est passée”).

“La povertà di beni è facile da guarire, la povertà dell’anima, impossibile” (“La pauvreté des biens est facile à guérir, la pauvreté de l’âme, impossible”).

“La saggezza ha i suoi eccessi e non ha meno bisogno di moderazione della follia” ( “La sagesse a ses excès et n’a pas moins besoin de modération que la folie”).

“L’onore che riceviamo da coloro che ci temono, non è onore” (“L’honneur que nous recevons de ceux qui nous craignent, ce n’est pas honneur”).

“La vecchiaia ci mette più rughe nello spirito che sul volto” (“La vieillesse nous attache plus de rides en l’esprit qu’au visage”).

“Ciascuno chiama barbarie quello che di cui non fa uso” (“Chacun appelle barbarie ce qui n’est pas de son usage”).

“E’ una perfezione assoluta, per non dire divina saper gioire di se stessi “ (“C’est une perfection absolue et pour ainsi dire divine que de savoir jouir de son être”).

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