IL “CANDIDO” DI VOLTAIRE

Il “Candido o l’Ottimismo” (Candide, ou l’Optimisme) è un famoso romanzo dell’illuminista François-Marie Arouet detto “Voltaire” (1694 – 1778).

Ritratto di Voltaire.

Più che un romanzo di tipo narrativo, si tratta di un’opera filosofica in cui le tragiche vicende dei personaggi hanno lo scopo di dimostrare o spiegare qualcosa al lettore.

Per la precisione, Voltaire si scaglia contro il facile ottimismo dei sistemi istituzionali della sua epoca (e in parte anche contro alcuni usi e costumi comunemente accettati al suo tempo). La critica verso le forme di governo vigenti in Francia prima della Rivoluzione era molto in voga presso gli illuministi, di cui Voltaire fu una figura di spicco (vai anche alla pagina su L’ILLUMINISMO per saperne di più su questa importante corrente filosofica francese). Ma Voltaire non vuole criticare solo la politica francese della prima metà del Settecento, benzì vuole dimostrare soprattutto la mendacità del Provvidenzialismo propagandato dal filosofo tedesco Gottfried Liebniz (1646 – 1716), autore della dottrina secondo cui il mondo in cui viviamo è il migliore possibile, in quanto creato da Dio che indirizza la sua opera verso il bene.

Il romanzo è una storia tragi-comica che riscosse subito un favoloso successo non appena edita. Il manoscritto, fortemente satirico, venne pubblicato nel 1759 da Voltaire, che per non essere accusato dalla società a lui contemporanea (era già stato vittima di forti persecuzioni a causa delle sue ideologie), utilizzò quest’artificio: pubblicò l’opera in forma anonima facendo finta di essere venuto in possesso di una traduzione dal tedesco di un certo “Dottor Ralph”.

Frontespizio del romanzo “Candido”.

Proprio in Germania comincia la storia, che ha per protagonista “Candido”, che è appunto un giovane ingenuo che all’inizio vive una vita tranquilla nel castello del suo ricco e temibile zio in Westfalia. Tutti i nomi presenti nella storia sono nomi parlanti, che descrivono cioè i personaggi o fisicamente o psicologicamente. Il precettore di Candido, Pangloss, colui che non farà che sciorinare la sua dottrina ottimista per tutta la vicenda, sarà proprio colui che impersonerà Leibniz all’interno dell’opera.

La protagonista femminile sarà la cugina di Candido, Cunegonda, con la quale il ragazzo verrà cacciato dal castello proprio come Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden. Da qui seguiranno tutta una serie di sventure sia per Candido che per Cunegonda, nonché per il precettore Pangloss che verrà anche ucciso.

Luoghi reali e luoghi di fantasia (come la mitica città dorata “Eldorado”) si susseguiranno all’interno dell’opera, nonché svariati e bizzarri personaggi che non sono altro che delle caricature.

Alla fine della storia, molto provati dalle terribili tragedie che hanno vissuto, Candido e Cunegonda decideranno di sposarsi, ormai però completamente disillusi sul mondo, senza più quell’ingenuo ottimismo che caratterizzava soprattutto Candido all’inizio delle vicende, poiché istruito da Pangloss. Famosa è l’ultima frase di Candido che consiglia a Cunegonda di restare a coltivare la terra che già possiedono.

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